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26 maggio 2013, il racconto di una giornata storica
Oggi ricorre il quarto anniversario della vittoria in Coppa Italia contro la Roma. Ripercorriamo insieme le ansie e gli umori di quel 26 maggio 2013
Quattro anni or sono. Soggetto sottinteso, inutile specificarlo. Per info. chiedere ai nostri dirimpettai. Pagina di storia scritta: indelebile, indimenticabile. Ma riavvolgiamo il nastro, torniamo a quel giorno. Le emozioni belle e brutte, la paura di non farcela e la gioia di esserci riusciti. Attimi difficile da dimenticare…Era una domenica, non una delle tante. La sveglia era programmata qualche ora più tardi, ma gli occhi si erano già aperti molte ore prima. «Che faccio vado allo stadio?». Poi ti accorgi che sono le 6 del mattino e provi a metterti di nuovo al letto. Colazione nemmeno a parlarne: «Vabbè dai, pranzo direttamente». E invece no, lo stomaco è chiuso, l’ansia non smette di salire e la paura di perdere prende il sopravvento sulla speranza di vincere. Non volevi sentire nessuno quel giorno, c’eri solo tu e lei, l’amica di tante battaglie. Quella che anche se ti ha dato tante delusioni, sapevi che quel giorno non ti avrebbe deluso. Ti incammini, poco importa se verso lo stadio o sotto casa. Ti incammini per rompere la tensione e grazie a quei passi le 18:00 sembravano essere più vicine. Finalmente sei dentro lo stadio o davanti alla tv. L’adrenalina inizia a salire, guardi la Nord e ti dai tante risposte alla domanda che tutti i compagni di classe ti avevano rivolto fino ad allora: «Ma te perché sei della Lazio?». Tutto pronto, si inizia. Primi brividi, nulla di fatto. La gara scivola via nel primo tempo. All’intervallo non sai cosa pensare, la gara vive una fase di perfetto equilibrio e solo un dettaglio può indirizzarla. Ti siedi, ti rialzi ed ecco che così passano i 15 minuti più lunghi della tua vita.
L’APOTEOSI – Si rinizia e il copione non cambia. I primi minuti portano il pensiero verso i supplementari, poi però la Roma prende il sopravvento. Te le ricordi tutte le azioni, potresti raccontarla senza rivederla quella partita. Poi però, ce n’è una che arriva al minuto 69, un momento in cui il cuore di molti laziali cessa di battere: Biava scivola e Destro è solo. L’attaccante non se ne accorge e strozza il tiro. Marchetti blocca e il pallone e tutte le paure. Non neghiamolo, a rivederla ancora oggi, tutti abbiamo paura che quel pallone possa entrare, pur essendo ben a conoscenza del risultato finale. Quel risultato che due giri di lancette più tardi è storia e di quella storia sappiamo già tutto. Hanno provato a scrivere un finale diverso quelli che non hanno nemmeno un inizio certo (1927 sicuri?), ma la traversa al 73’ ha fatto un patto con il destino e insieme hanno deciso che i primi sarebbero rimasti i primi e i secondi, sarebbero rimasti secondi. E poi? Poi la parte peggiore. Il gol di Mauri mangiato che poteva regalare 5 minuti ulteriori di relax, ma poi ti passa avanti la storia ultracentenaria della Lazio e pensi: «Ma veramente pensavamo de vince senza soffrì»? Quelle sofferenze vengono poi allontanate prima in Monte Mario e poi in Tevere da Michael Ciani, ideatore di un romanzo iniziato all’ultimo minuto di Lazio-Siena. Quel romanzo da lui iniziato e da lui chiuso. Nel migliore dei modi. Mandando via insieme a quel pallone, le loro speranze di avere un giorno di gloria davanti agli eterni rivali. Poi parte la festa. Caroselli di auto, sconosciuti che diventano amici, papà che portano sul collo i loro figli per non fargli perdere nulla di quel giorno che ricorderanno in eterno. Lacrime di gioia accompagnano i volti sorridenti dopo una paura durata dal giorno di quell’Inter-Roma. La vittoria del popolo, del tifoso, del laziale. Quel laziale che ha vissuto quel giorno come fosse l’ultimo della sua vita. Una vita non ricca di successi, ma di tante soddisfazioni. Come questa, festeggiata ancora oggi a distanza di 4 anni e che per sempre troverà un posto privilegiato sul calendario. Torniamo allo stadio o davanti alla tv, con le persone che ci erano vicino e riviviamo quei momenti, perché mai nessuno potrà privarcene. Alzate gli occhi e guardate in alto: oggi come allora il cielo su Roma si tinge di biancoceleste. Anche adesso. Anche ora a 4 anni di distanza, da quella interminabile giornata che mai dimenticheremo. Buon 26 maggio caro tifoso laziale.