Editoriale
Più efficace, meno bella. La Lazio non fa rumore in un Olimpico deserto
L’analisi della seconda partita del girone K di Europa League vinta dalla Lazio contro lo Zulte Weregem per 2-0
Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Massimo risultato, minimo sforzo. Dominio assoluto nel primo tempo, brividi costanti nel finale. La Lazio sale a 6 punti nel girone K tra lampi di grande calcio e sofferenza. Non era facile giocare in uno stadio deserto tenendo alta la concentrazione, eppure nonostante qualche errore di troppo il risultato è stato portato a casa. Provvidenziale ancora Strakosha, ragazzo di cui si parla sempre troppo poco, ma incredibilmente fondamentale. Rimandato Di Gennaro ancora lontano dalla migliore condizione. Si conferma Murgia sempre più un titolare aggiunto. Risposte positive arrivano anche da Caicedo al suo primo gol in biancoceleste. Due gol falliti in maniera grossolana aumentano il rimpianto per una serata che poteva essere indimenticabile per lui. In crescita anche Marusic, autore dell’assist e di tante altre cose buone. Non riesce a gestire le proprie forze Lukaku, ancora una volta sostituito. Entrano male in partita Milinkovic e Immobile, troppo superficiali in determinati frangenti.
DIFESA A 0 – Bene, ma non benissimo. In calo rispetto a Verona, ma comunque positiva la prova del reparto arretrato. Difesa inedita che più inedita non si può. Patric e Luiz Felipe rispondono ancora presente, mentre Radu conferma di trovarsi benissimo in quello che probabilmente è il suo ruolo. Il migliore dei tre è il giovane brasiliano, dotato di grande tecnica e personalità. Dai suoi piedi nascono molte azioni, proprio come nella passata stagione faceva Wesley Hoedt. Impeccabile anche in fase difensiva, dove Patric e Radu vanno in difficoltà nel finale. Lo spagnolo è ingenuo quando affronta un avversario dentro l’area che lo salta troppo facilmente; provvidenziale l’intervento di Strakosha. Il portiere è bravo a volare anche dopo per un’indecisione tra Radu e Lulic. Merita un plauso speciale proprio l’estremo difensore albanese, sempre troppo lontano dai riflettori. Da quando si è preso la porta biancoceleste ha sbagliato poco o niente. In estate c’erano dubbi sulla sua riconferma, ma oggi non ce ne sono più: la Lazio ha trovato il portiere del presente e del futuro.
LO STAKANOVISTA LUIS – C’è chi lo chiama Luis, chi Lupo, o chi semplicemente Alberto. Il più in forma, la sorpresa più bella di questo inizio di stagione. Ieri si è fermato anche lui dopo neanche un’ora di gioco accusando una forte contusione al piede. Con il Sassuolo probabilmente non ci sarà e Inzaghi sarà costretto a reinventare ancora una volta la Lazio. Peccato per il suo stop. La duttilità dello spagnolo aveva permesso al tecnico di sopperire al meglio agli infortuni di Nani e Felipe Anderson e di far rifiatar Lucas Leiva. Regista, mezz’ala o trequartista fa poca differenza. La Lazio ha trovato un nuovo titolare, dopo una stagione anonima. Storia particolare quella di Luis: «Stavo per lasciare il calcio a gennaio» – ha dichiarato poche settimane fa. Non si era ambientato in Italia, ma grazie al mister, ai compagni e al direttore sportivo, nel 2017 per lui era iniziata una nuova vita. A Roma adesso sta bene, i tifosi se lo coccolano e lui gongola in quella che è la sua nuova casa. Dopo tanto girovagare finalmente sembra aver trovato il suo posto, sia nella vita che in campo. Insieme a Sergej e Immobile forma uno degli attacchi più forti della Serie A. Il suo posto domenica potrebbe esser preso da Nani, ma quando tornerà a disposizione avrà sicuramente una maglia da titolare. «Dovrò trovagli posto in qualche modo» – ha ribadito Inzaghi, a testimonianza di come Luis sia diventano fondamentale per la squadra. Le sue prestazioni avevano colpito anche Lopeteguei, che lo ha inserito nella lista dei pre-convocati della Spagna. Questo infortunio ne comprometterà sicuramente la definitiva convocazione, ma Alberto dopo essersi preso la Lazio vuole anche i Mondiali. Finalmente Luis. L’unico‘lupo’ amato da tante aquile.