La Lazio non è calata fisiologicamente per aver vinto il 26 maggio. Basta. E’ falso che un evento del genere giustifichi l’adagiarsi sugli allori. Ve ne porto la prova in due parole: Atletico Madrid. Di seguito illustro.
L’Atletico Madrid, storicamente, ha raccolto le briciole dei successi del Real Madrid. Questo per l’abissale differenza di budget e marketing a disposizione. Eppure ha vinto il derby più importante: quello in cui era in palio un titolo. La finale. La Coppa del Re. Scontro diretto per un trofeo: ad alzarlo sono i Colchoneros. A poche ore di distanza, la Lazio, identicamente, solleva la Coppa Italia vinta sulla Roma.
Da allora ad oggi l’Atletico Madrid è primo in classifica a punteggio pieno, avendo venduto Falcao e Demichelis e rimpiazzandoli con Baptistao, Villa, Alderweireld. Ha ceduto un attaccante di caratura mondiale per un esperto e una promessa. La squadra, negli altri reparti, è quella. E vince sempre. Non molla un centimetro. E vince ancora.
Chi ha assistito a Lazio-Atletico Madrid in Europa League si è reso conto che loro erano undici Simeone. El Cholo ha iniettato il suo carattere calcistico in ogni elemento della rosa, trasformando i suoi ragazzi in guerrieri del pallone e dai piedi buoni. Un nucleo storico di giocatori che colleziona almeno un titolo a stagione, e che ora si trova in vetta alla Liga al pari del Barcellona. Senza perdere un colpo.
Quanto si scosta la Lazio dal percorso dei biancorossi? Poco, pochissimo. La verità dei fatti racconta che, a rigor di logica, non esiste la giustificazione di aver vinto una delle partite più importanti di sempre per il morale. Perciò cade la principale scusa accampata ad ogni scivolone di questa squadra. Cade, non esiste, è distopica. Basta scuse. Undici Petkovic? Spero che ancora non lo siano. Spero che questo organico debba ancora assimilare la mentalità di un grande allenatore. Spero che la trasformazione sia lì lì per compiersi. Sognando un Cholo, e ancor di più un Vlado.