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Lazio, Reina: «Giocherò finchè il corpo resisterà». E sul contratto…
Pepe Reina sempre più protagonista della Lazio. Il portiere si è raccontato ai microfoni della stampa spagnola
Ieri ha festeggiato il numero di presenze in Champions League, oggi si è raccontato tra presente e progetti futuri. Le parole di Pepe Reina, portiere della Lazio, per le colonne di AS:
LAZIO – «Ho firmato per due anni con la Lazio, con l’opzione di un terzo. Se entriamo in Europa la prossima stagione scatterà automaticamente. Proveremo a raggiungere quel terzo… e poi un quarto. Fino a quando il corpo resiste! Il vantaggio è che mi piace molto quello che faccio. Quando non avrò più il sorriso nel fare quello che ho fatto finora, sarà il momento di smettere. Ma fino a quel momento…».
ESORDIO – «Sono stato fortunato che quando Van Gaal è arrivato al Barcellona, Hoek è stato chiamato come allenatore dei portieri, proveniente dalla scuola olandese. Ero giovane, avevo 14 o 15 anni. Abbiamo dovuto imparare a giocare con i piedi. Questo è stato il mio grande vantaggio: lavorare nello specifico sin da quando ero bambino, cosa che gli altri portieri hanno fatto molto dopo. Ora tutto è stato modernizzato. Prima, se eravamo fortunati ad averli, perché non tutte le squadre li avevano, lavoravamo con gli allenatori dei portieri. Era un lavoro più specifico. Adesso ci alleniamo con il resto della squadra e siamo coinvolti nelle stesse dinamiche».
GIOCARE COI PIEDI – «A volte, giocando con i piedi all’interno dell’area, sembra che stiamo provocando la pressione dell’avversario, ma se fai bene e salti quella linea di pressione dai un vantaggio alla squadra per giocare più avanti. È una battaglia su cui bisogna lavorare. Ovviamente, se non lo fai bene, diventa un’arma a doppio taglio. Mi piace perché ho giocato con i piedi in tutta la carriera. Prima al Barça, poi al Liverpool, anche se non tanto. Ma al Napoli abbiamo giocato così. Mi trovo a mio agio. Mi sono adattato bene ai tempi».
REGOLAMENTO RIGORI – «Mi sembra un oltraggio. Ci pensano tutti i portieri. Capisco che non si possa avanzare di un metro, ma di pochi centimetri… non dovrebbe succedere nulla. Mi sembra ridicolo. E per di più ti ammoniscono. La punizione è già sufficiente perché ripetono il rigore»·
NAZIONALE – «Il mondiale vintro contro l’Olanda è stato il momento più felice del calcio spagnolo. I 23 di noi che sono stati scelti saranno sempre ricordati, ma non voglio dimenticare tutte le generazioni precedenti che hanno fatto la loro parte per rendere tutto possibile. Il 5-1 contro il Brasile? È stata una partita strana. Se Silva avesse segnato il 2-0 nell’occasione che abbiamo avuto, tutto sarebbe stato diverso. Se avessimo segnato quel gol, forse staremmo parlando di un altro Mondiale. Chissà. Il loro gol prima dell’intervallo ci ha abbattuti e nel secondo tempo le cose sono andate male. Erano di gran lunga superiori. Noi eravamo un po ‘alla fine del ciclo. Era palpabile».