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Sacchi su Italia Svizzera: «Dobbiamo governare la partita. Su Belotti…»
L’ex allenatore Arrigo Sacchi ha parlato in vista di Italia-Svizzera di questa sera allo stadio Olimpico di Roma
Arrigo Sacchi, ex allenatore ed ex c.t. della Nazionale, in una intervista a La Gazzetta dello Sport ha parlato in vista del match fondamentale di questa sera tra Italia e Svizzera.
ITALIA IN DIFFICOLTA – «L’Italia, che ha appena vinto con merito (e non è poco) un Europeo, è andata in difficoltà in due occasioni. Quando l’avversario, ad esempio la Spagna, ha esercitato un possesso-palla elegante e prolungato, e quando, ad esempio l’Austria, ha puntato sul pressing feroce. In sostanza gli azzurri hanno avuto problemi quando gli altri hanno rubato loro l’idea. Bisogna dunque fare in modo che ciò non si verifichi».
COSA SERVE – «Innanzitutto serve la motivazione dei giocatori che hanno ben chiaro in testa quello che devono fare, perché Mancini glielo spiega da molto tempo, e non devono far altro che applicare quelle teorie. E poi è necessario puntare su un possesso-palla di qualità: passaggi rapidi, brevi, non più di dieci metri. Così, la squadra resta compatta, corta e stretta, ci si può aiutare, aumentano la collaborazione e la sinergia tra i reparti».
TATTICA – «Se il pallone ce l’ha la Svizzera nella zona del terzino destro, tanto per dire, bisogna che Insigne lo aggredisca e che tutti i suoi compagni si muovano di conseguenza secondo i giusti tempi, in modo da portare più uomini possibile nella zona del pallone. Questo è un pressing fatto con intelligenza, e l’Italia ha già dimostrato di poterlo applicare, che consente di recuperare velocemente palla e di poter organizzare quelle rapide ripartenze che sono nel nostro dna».
ATTACCO FONDAMENTALE – «Dobbiamo governare la partita e tenere alto il ritmo delle giocate. La velocità e il movimento senza palla ci danno la possibilità di essere imprevedibili in zona offensiva. Fondamentale è che gli esterni d’attacco, penso a Insigne e a Chiesa, si smarchino al momento giusto e si propongano per il passaggio. L’attacco della profondità diventa molto importante, se gli avversari si chiudono».
BELOTTI – «Non discuto le scelte di Mancini che, lo ripeto, conosce meglio di tutti noi la situazione. Belotti è un lottatore, lo seguo da tanto tempo. Deve capire quando è il caso di venire incontro al centrocampista o quando bisogna andare in profondità. Per fare questo è necessario che sia sempre vicino al pallone, a non più di dieci metri di distanza. Così è più coinvolto e può rendere molto di più».
CENTROCAMPO – «Gli azzurri hanno ormai interiorizzato il gioco di Mancini, sono intercambiabili. Non ci sarà Verratti, ma dovrebbe esserci Locatelli che ha ottime qualità. I centrocampisti dovranno disegnare quelle trame fitte di passaggi, sempre rapidi e brevi, per mandare in crisi la retroguardia della Svizzera. Palla rasoterra, mi raccomando: noi siamo bravi negli spazi stretti e non abbiamo grandi lanciatori e grandi colpitori di testa. Dunque, tutti vicini e tutti pronti a scambiarsi il pallone rapidamente. In campo mi piacerebbe vedere tanti triangoli che si disegnano, dove i vertici sono i giocatori: è necessario che Insigne, faccio un esempio, quando riceve il passaggio, abbia tre-quattro soluzioni».
SVIZZERA – «La Svizzera punterà a compattarsi davanti alla propria area. I pericoli possono venire dal loro contropiede e dai calci da fermi: sono bravi di testa e hanno fisicità. Fondamentale, quindi, quando si attacca, non farsi mai trovare scoperti».