Sarri vs Inzaghi, non è soltanto una questione di numeri
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Sarri vs Inzaghi, non è soltanto una questione di numeri

Avatar di Gianpiero Farina

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Dopo 12 giornate di campionato e quattro partite di Europa League, è tempo di bilanci: chi vincerebbe il confronto tra Sarri e Inzaghi?

Un confronto che forse interessa gran parte del popolo laziale e che può anche non essere soltanto un qualcosa di numerico. Il duello a distanza tra Sarri e Inzaghi porta a parlare di bilanci, un qualcosa che, pur essendo troppo presto, è la caratteristica principale delle pause di campionato causa Nazionali. Perché se la statistica delle classifiche a confronto premia il tecnico ex Chelsea, c’è in realtà molto altro da dire, da spiegare e da raccontare.

NUMERI – Dando uno sguardo a quanto successo lo scorso anno, i biancocelesti in questa stagione si ritrovano con un +8. Un segno positivo che è nato e che si è sviluppato soprattutto nelle ultime settimane, con il trend positivo che ha preso il via contro la Fiorentina e che si è concluso con la netta vittoria sulla Salernitana, passando per il punto conquistato sul campo dell’Atalanta. I numeri però, se non sono supportati dai fatti, rischiano di significare poco e nulla. E a cambiare in casa Lazio sono stati in primis l’atteggiamento in campo e l’approccio alla partita.

QUESTIONI TATTICHE – Non vi è alcun dubbio sul fatto che anche sotto la gestione inzaghiana molto spesso la Lazio provasse a fare la partita, aggredendo l’avversario. Molto spesso però i capitolini giocavano di rimessa, di ripartenza e sfruttando le debolezze degli avversari. Il pensiero sarrista si basa su ben altri pilastri, e non solo per le differenze tra il 3-5-2 e il 4-3-3. Il sarrismo ha nell’aggressività e nella costruzione le caratteristiche principali. Fare la partita e non attendere mai: Sarri ha fatto di questo la sua filosofia ed è per questo che quest’estate si è tanto parlato di rivoluzione. Il cambiamento è stato totale dal punto di vista della preparazione della partita e dal modo in cui questo viene affrontata. Ed è per questo che qualche difficoltà c’è inevitabilmente stata.

SINGOLI – Una spiegazione a parte meriterebbero anche i singoli. L’esempio più importante può essere quello di Cataldi, che in questi mesi ha messo in mostra brillantezza e una continuità mai vista, meritando persino la Nazionale. Molto senza dubbio dipende dal gioco sarriano, che permette di mettere a frutto le sue qualità e capacità nelle verticalizzazioni e nel far girare il pallone. Un discorso molto simile è forse anche quello legato a Felipe Anderson. Il brasiliano aveva lasciato la Lazio per incomprensioni con l’attuale tecnico dell’Inter. Ora però, dopo anni difficili, pare essersi ritrovato e inserito alla perfezione nel credo del sarrismo. Perché Sarri e Inzaghi sono davvero completamente diversi. E non è solo questione di numeri.

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