Intervista interessante, profonda, quella rilasciata da Cristian Brocchi su Europacalcio.it. L’ex centrocampista biancoceleste ha parlato del presente da allenatore delle giovanili del Milan, ma anche del passato da calciatore. Di seguito le sue parole.
Dopo quest’esperienza da mister, dove vuole arrivare il Brocchi allenatore?
“Ancora non lo so dove voglio arrivare, è normale che quando inizi a fare qualcosa cerchi di dare il meglio di te per poter migliorare e crescere sempre. Sinceramente, quando ho cominciato, circa due mesi e mezzo fa, il mio primo obiettivo era quello di capire se era una cosa che mi piaceva fare oppure no: ora, a distanza di due mesi e mezzo, posso dire che comunque è una cosa che mi piace, ti dà soddisfazione, ti mette anche in condizione di dover dare qualcosa di te. Quindi, in un ambiente che conosci, riesci a darti delle emozioni che magari chi non è più giocatore fatica a ritrovare”.
Ti ispiri a qualche mister che hai avuto in precedenza?
“Quello che mi ha insegnato di più è stato Cesare Prandelli: un pò di idee e un pò di situazioni sicuramente me le porto dietro da lui. Ai miei ragazzi, spesso e volentieri faccio degli esempi o riporto delle giocate che lui mi ha insegnato. Prandelli, come allenatore, è il mio punto di riferimento”.
Qualche “giovanotto” da consigliare?
“Penso di averne tanti bravi, adesso è ancora presto, secondo me, per fare nomi: hanno davanti a loro ancora due o tre anni per poter arrivare a ridosso della prima squadra. Magari, chi adesso può sembrarti meno pronto fra due anni invece cambia tutto. La fortuna che ho è quella di avere un gruppo composto da tanti bravi ragazzi”.
Torniamo un attimo indietro, alla carriera calcistica. Il momento più bello e quello più brutto?
“Sinceramente ho avuto la fortuna di vivere tanti momenti belli, perchè ho vinto tanto e quindi ho avuto la fortuna di far parte di un gruppo importante e, logicamente, trovare un ricordo bello è anche abbastanza facile, ma ce ne sono stati tanti direi. Le finali di Champions League sono quelle che più rimangono: per un calciatore vincere quel trofeo penso sia la cosa più bella e importante in assoluto. Il momento più brutto è logicamente l’ultima partita giocata, quando ho capito che la mia carriera si sarebbe interrotta lì”.
L’avversario più forte in Italia e in Europa?
“In Italia sicuramente è stato Zidane. Una volta, contro di lui, mi ricordo che feci una fatica incredibile a capire quello che faceva, quello che voleva fare, la giocata che aveva in mente, il suo movimento: è stato probabilmente il giocatore che mi ha impressionato di più. In Europa penso Cristiano Ronaldo, nel momento in cui prende la palla non sai veramente mai cosa può succedere”.
Il mister che più porti nel cuore?
“E’ Cesare Prandelli, anche se Reja mi ha dato tanto negli ultimi anni della mia carriera”.
Cosa ti auguri per il futuro?
“Di poter trasmettere ai miei ragazzi i valori che mi hanno aiutato nello sport per arrivare a determinati obiettivi e mi auguro, fra qualche anno, di poter guardare qualche partita e trovare tanti miei giocatori che giocano anche magari in piccola parte grazie a qualche mio consiglio”.