DEBUTTO – «Volevo farmi conoscere dalla platea mondiale calcistica. All’epoca si giocava solo di primo pomeriggio, ricordo la tensione di quella giornata. Quando vivi il presente non pensi a cosa rappresentano certi simboli, così come la prima maglia. Non avrei potuto immaginare di avere la stessa maglia ventisei anni dopo, credo sia una cosa di difficilmente ripetibile. Contro il Cosenza è stato bellissimo, c’è grande orgoglio e soddisfazione, ma sarò felice se a fine gara le cose andranno come tutti noi vogliamo che vadano. È un simbolo, qualcosa di speciale. Magari tra 300 anni qualcuno leggerà la storia del Parma e vedrà la famiglia Buffon che gioca solo nel Parma, invece è solo uno! Che ha esordito a 17 ed è tornato a 43 anni, è qualcosa di non ordinario».
DIFFERENZE – «Nel 1995 ero insolente, esuberante e sognatore, ora mi sento sicuro, equilibrato, lucido e più forte come portiere. Non esistono limiti nello sport, i limiti li mettiamo noi. Bisogna sempre far parlare il campo e credo che, al di là dei risultati di squadra, almeno dal punto di vista personale, sta parlando in maniera inequivocabile e mio attengo a quello».