Sensini: «La mia Lazio era eccezionale. Il giorno dello Scudetto...»
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Sensini: «La mia Lazio era eccezionale. Il giorno dello Scudetto…»

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Nestor Sensini ha ripercorso i suoi anni alla Lazio, soffermandosi sui grandi campioni che l’hanno vissuta

Per Ilposticipo.it, Nestor Sensini ha raccontato la sua Lazio, quella dell’incredibile Scudetto del 2000 e di tante altre emozioni. Ecco le sue parole:

SCUDETTO – «Nel 2000 ho vinto nello stesso stadio dove avevo perso. Dopo l’esperienza del ’90, dieci anni dopo ho provato una grandissima soddisfazione. È stato speciale. Avevamo vinto contro la Reggina, ma non bastava perché dovevamo aspettare il risultato di Perugia – Juve, ma al Curi c’era stato il diluvio e la partita era stata interrotta. Siamo entrati negli spogliatoi, la gente è rimasta sugli spalti. Poi è arrivato il gol di Alessandro Calori, mio amico all’Udinese che ringrazio sempre. Pippo Inzaghi ha sbagliato due gol che avrebbero riaperto tutto. Aspettare alla radiolina è stato un parto. Quando la Juve ha perso noi eravamo felici».

LAZIO – «Mi ha voluto fortemente Sven-Göran Eriksson che aveva preso anche Sebastian Veron dal Parma. Non è stato facile lasciare i gialloblù. La Lazio aveva perso il campionato l’anno prima contro il Milan, ogni anno però era sempre più forte. A 34 anni ho giocato tanto nonostante la concorrenza: in difesa c’erano Alessandro Nesta e Sinisa Mihajlovic, in mezzo Matias Almeyda, Sergio Conceiçao, Diego Simeone. Il mister aveva dato spazio a tutti. Quell’anno abbiamo vinto anche Coppa Italia e Supercoppa Europea. Era un grande gruppo. Penso a Simone Inzaghi che era un ragazzino con una grande fame di gol come il fratello Filippo. Qualcuno fa il presidente come Veron che sta guidando molto bene l’Estudiantes».

SCOMMESSA – «Avevamo scommesso che ci saremmo tinti in caso di vittoria dello scudetto. Anche Veron ha accettato: era pelato, si è tinto la barba. C’erano Pippo Pancaro e Beppe Favalli. Quella Lazio era eccezionale».

ADDIO – «Quando sono tornato al Parma non me l’hanno fatta assolutamente pesare, tutti sapevano che la Lazio era un’occasione unica per me. Non mi era lasciato male con la società. Poi con il Parma ho vinto la Coppa Italia nel 2002, l’ultimo trofeo conquistato dal club. Con l’arrivo di Arrigo Sacchi la società ha scelto di cambiare, a 36 anni non facevo più parte del progetto».

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