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Mazzantini: «La Lazio può arrivare quinta. Su Immobile e Zaccagni…»
Mazzantini ha analizzato la stagione della Lazio a poche ore dalla sfida con il Venezia, soffermandosi anche su alcuni singoli
Mazzantini ha analizzato la stagione della Lazio a poche ore dalla sfida con il Venezia, soffermandosi anche su alcuni singoli. Queste le sue parole, rilasciate ai microfoni di Lazio Style Radio.
LAZIO – «Noi l’abbiamo incontrata in ritiro e i biancocelesti mi ha fatto una buonissima impressione. Tutti vogliono tutto e subito e nel calcio, ma invece ci vuole calma e lasciar lavorare bene un allenatore che è in gamba. Negli ultimi periodi sta facendo molto bene e deve solo raggiungere questo quinto posto che è alla portata».
VENEZIA – «Io sarei contento se si salvasse. Tra l’altro era partita abbastanza bene. Queste squadre di provincia non devono fare passi falsi in casa. In Serie A non devi permetterti di perdere e ogni tanto fare un colpaccio fuori. L’importante è che con le squadre della tua portata soprattutto in casa non perdi punti».
IMMOBILE – «Non si discute come giocatore. A Roma sta facendo molto bene e ha fatto tanti gol. La Lazio è casa sua. Ciro appena tocca il pallone segna. Sente la fiducia della gente e dei compagni e non capisco come mai in Nazionale non renda come con la Lazio. Lui però è un grande attaccante».
ZACCAGNI – «Me l’aspettavo così forte? Il primo anno di solito uno dà tutto se stesso, ma le difficoltà vengono gli anni dopo quando ti dicono che ti devi affermare. Non bisogna dare troppi giudizi affrettati».
STRAKOSHA – «Ha sicuramente delle qualità, ma lasciamolo lavorare. Non approvo il dualismo. Ci deve essere un titolare e un secondo. Il titolare deve avere tranquillità e invece alcune volte vedo che alcune squadre li mettono in competizione. Questo per me non va bene. Lasciamolo lavorare col mister e vedrete che è un gran portiere»
PASSATO – «Le partite che facevo io contro queste grandi squadre erano tanto per rompere le scatole. La Lazio ha tanto da perdere in queste partite perché deve arrivare quinta. Il portiere di una squadra di provincia deve solo rompere le scatole, come è stato fatto nel 14 maggio del 2000 quando la Juve perse lo scudetto a Perugia. I cori contro? A me caricavano anche perché io ero molto adrenalinico e vivevo di queste sensazioni. Il ritiro se quella partita avessimo perso? Era stata una minaccia, abbiamo giocato la partita e non abbiamo regalato niente a nessuno. Abbiamo fatto felice una squadra e una città danneggiandone un’altra. È stato bello quando l’anno dopo sono tornato a Roma col Perugia e ci fu un’ovazione».