Uva: «Situazione Stadi? Siamo ancora fermi al 1990»
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Uva: «Situazione Stadi? Siamo ancora fermi al 1990»

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Uva, il direttore di Social & Environmental Sustainability della UEFA ha parlato della situazione degli stadi italiani

Ai microfoni dei cronisti presenti, in occasione del dibattito “Calcio, soldi vs idee” presso l’Università Bocconi a Milano, ha parlato Michele Uva

PAROLE – Non posso andare sulla situazione italiana, col ruolo che ho in UEFA non posso entrare nel merito. So solo che gli stadi in giro per l’Europa li hanno fatti. Li hanno fatti nazioni che hanno avuto un grande evento ma li hanno fatti anche nazioni che non l’hanno avuto.

E’ una questione culturale, è una questione di investimento perché comunque un nuovo stadio dà una nuova casa ai tifosi perché continuo a vedere tifosi che, in alcuni contesti, tifosi che per 90 minuti sono sotto l’acqua senza un servizio igienico e un servizio accessorio. Questo penso che non sia più accettabile. Per me un tifoso ha il diritto di avere uno stadio con tutti i servizi accessibili.

Chi viaggia in Europa e nel mondo comprende che non ci sono solo grandi impianti ma anche piccoli impianti. L’Ungheria ha fatto 400 campi di calci con stadi, era nella strategia del Governo. Perché non poterlo fare? Faccio un discorso generale. In Italia ci siamo fermati al 1990, c’è bisogno di studiare quello che fanno gli altri, adattare quale sia il modello di uno stadio al contesto. Perché uno stadio deve parlare alla comunità. E qui trovare la dimensione e investire. Bisogna investire sugli stadi, sui giovani, sul calcio femminile, nella parte sociale. Sono investimenti che alla fine producono benessere

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