2013
Cristiano Sandri nel ricordo di Gabbo: “Avevamo un rapporto speciale…Vorrei trasmettere a mio figlio la stessa passione per la Lazio”
Sono passati sei anni da quel maledetto 11 novembre del 2007, ma il ricordo di Gabriele è sempre vivo nel cuore dei tifosi laziali. Da allora, ogni anno l’11 novembre viene vissuto nel ricordo di Gabriele: “Mi sento stremato, come ogni anno dopo questo giorno – ha raccontato tristemente Cristiano Sandri ai microfoni di RadioSei – Non abbiamo scelto di chiuderci in noi stessi dopo quel che accadde quel maledetto giorno, nutrire soltanto rabbia dentro di noi non sarebbe servito a nulla. Così, abbiamo cercato di organizzare attività attraverso delle fondazioni, per ricordare mio fratello, noto a tutti per la sua gioia di vivere. E’ giusto quindi ricordarlo attraverso iniziative come quella che si è svolta ieri: dalle 7,30 il gruppo dei donatori volontari di Roma si è ritrovato per donare il sangue, un gesto semplice ma allo stesso tempo nobile e che può salvare molte vite. Ma ci tengo a sottolineare che il sangue si può donare ogni giorno non solo l’11 novembre”. Il rapporto che legava Gabbo e Cristiano era molto più del semplice legame di sangue, non erano solo fratelli, ma anche migliori amici: “Ogni volta che mi chiedono un episodio per ricordare il rapporto tra me e mio fratello, mi viene molto difficile. Noi vivevamo praticamente in simbiosi, spesso andavo a sentire le sue serate quando suonava. Tra noi c’era un legame fortissimo, speciale e che custodivamo sin da quando eravamo piccoli. Quando lui aveva tredici anni ed io venti, spesso finivamo a botte per le partitelle dentro casa, per la disperazione di nostra madre. Ricordo anche il ritorno da una serata allegra, in cui io finii per addormentarmi nell’armadio e lui non riuscì neanche ad arrivare a casa”. Cristiano ci tiene molto al rapporto che lega suo figlio Gabriele con suo zio Gabbo: “Mio figlio vive la sua lazialità attraverso il papà, anche se la passione che univa me e mio fratello per i colori biancocelesti ci è stata tolta. Mi piacerebbe poterla vivere come una volta, poter portare mio figlio all’Olimpico con più regolarità ed insergnargli la storia della nostra Lazio, della squadra che amava suo zio. Purtroppo sarà quasi impossibile, a mio avviso i limiti di accesso alle manifestazioni sportive e le pene per gli sfottò, costituiscono un limite per la passione calcistica. Questi problemi andrebbero affrontati forse con più ragionevolezza”.