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Lulic: «Fare 371 partite con la Lazio vuol dire che ho fatto qualcosa di incredibile»

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Lulic: «Fare 371 partite con la Lazio vuol dire che ho fatto qualcosa di incredibile». Le parole dell’ex giocatore

Lulic si è raccontato ai microfoni di DAZN, all’interno del podcast ‘Croquetas‘. La sua vita alla Lazio, tra aneddoti ed emozioni vissute con i compagni di squadra e i tifosi. Le sue parole:

PAROLE– «Adesso sto bene.  Sono due anni che sto a casa, mi godo la famiglia e la tranquillità. Non sono un tipo che sta a casa a non fare niente: il calcio mi manca, anche quando porto mio figlio al campo. Nel futuro non si sa mai, ho fatto anche il corso di allenatore a Coverciano, quindi vediamo quello che succederà ».

QUOTIDIANITà Cinema? Entrare dentro il cinema era tosta, poi quando ti siedi e si spengono le luci stai tranquillo (ride, ndr.). Al bar? Ultimi anni era più tranquillo tanto le foto le avevo già fatte col tutto il quartiere. Con così tanti anni alla Lazio le foto le ho fatte con tutti. Colloquio a scuola? Noi andavamo alla scuola dove i maestri sono della Lazio (ride, ndr). Anche solo la tua presenza, vedi tutti gli occhi grandi di tutti i bambini, è qualcosa di bellissimo. Però è un dare e avere »

RECORD– «È una cosa bella. Fare 371 partite con la Lazio vuol dire che ho fatto qualcosa di incredibile. Arrivare dalla Svizzera è sempre più difficile, sicuramente di più rispetto a chi viene dalla Spagna o di un campionato importante. Stare 10 anni in una società è una cosa bellissima ».

RETE DEL 26 MAGGIO– «I primi due anni andavo ovunque al bar e nessuno mi diceva niente, poi dopo mi pagavano tutti il caffè. Ho sempre detto che è una cosa unica, non è successo in nessun posto nel mondo. Qualcuno deve fare il gol per vincere questa partita, ma sono più contento per la società e per la squadra. Erano giorni molto tesi, siamo stati in ritiro a Norcia. Ho spiegato tante volte, non ero da tanto tempo nella Lazio. Non sentivo tanto questa pressione: s se l’avessi giocata al settimo anno mi sarei sentito in un altro modo. Chi invece stava da più tempo era molto più teso. Momento più importante della carriera? Ci sono tante belle cose che ho fatto, partite importanti che ho giocato, questa è la più importante della società e per questo è in alto anche per me. Ma ho giocato tante partite importanti con la Lazio ».

CAPITANO– «I primi anni non sentivo tanta pressione, con il passare degli anni non sei solo un giocatore ma anche un tifoso. Sei più nervoso, più coinvolto da queste partite. Non si prepara in una settimana: quando guardi il calendario a luglio la prima cosa che pensi è il derby. Ma questo è successo dopo 4 o 5 anni »

IL MESSAGGIO DI PAROLO– «Ciao Senad, ti stanno trattando bene? Visto che è la settimana del poker (riferimento ai quattro gol segnati contro il Pescara), io senza di lui quel poker non lo avrei fatto”. La risposta di Lulic: “Incredibile che uno come lui abbia fatto quattro gol in una sola partita. Non mi ricordo se ha offerto una cena. I primi anni era un po’ più… (tirchio, ndr.), poi negli ultimi anni si è un po’ più lasciato andare… Lui è stato tanto tempo. Per fortuna che sono arrivato in quell’epoca, lo dico sempre. Ero uno dei tanti, quell’anno arrivarono Cissè, Klose, Marchetti… potevo stare anche lì tranquillo e imparare dai grandi. Nel torello essendo uno dei più giovani fino sempre in mezzo. C’erano i senatori come Rocchi, Brocchi, Scaloni… Vieni dalla Svizzera e giochi con questi campioni, che hanno questi nomi, era stato bellissimo per me imparare da loro sotto tutti i punti di vista ».

ESORDIO – Fu a San Siro, gol di Cissè e Klose. Entrai dalla panchina. Per un giocatore che viene dalla Svizzera, prima partita a San Siro, era qualcosa di incredibile. Se poi vi dico cosa mi hanno detto dopo quei primi 10 minuti che ho giocato… “Ma questo da dove l’abbiamo preso?”, mi avevano già timbrato. Ma è normale che sia così, in Italia è così.

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