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Dia Lazio: «Ci sono stati tanti OSTACOLI e DIFFICOLTÁ, ma alla fine sono arrivato qui»

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Le parole di Boulaye Dia da nuovo giocatore della Lazio: «Essere qui vuole dire tanto per me, il gruppo come una famiglia»

Boulaye Dia ha parlato ai microfoni di LSC: di seguito le sue prime parole da calciatore della Lazio.

PERCORSO – «La mia storia arriva da molto lontano, ci sono stati tanti ostacoli dall’inizio della mia carriera sin da quando ero più giovane. Mi dicevano che non ero abbastanza grande, infatti molti club mi hanno rifiutato per via dell’altezza. È passato diverso tempo prima di poter firmare un contratto da professionista, ovvero dopo i vent’anni. Ho dovuto affrontare tanti ostacoli: ho lavorato in officina, mi alzavo alle quattro di mattina per aiutare economicamente la mia famiglia. Poi è arrivata la chance che aspettavo per ripagare il supporto della mia famiglia, dei miei fratelli e dei miei amici. È andata come volevo che andasse e ora sono felice di potermi godere questo privilegio».

RISCATTO – «Per me è importante arrivare alla Lazio, è un bello step essere qui. Per me vuol dire tanto. Riscatto? Prima voglio giocare a calcio, vengo da una stagione molto difficile. Voglio aiutare la squadra a raggiungere i propri obiettivi. Baroni? Lui è un allenatore tranquillo, che non urla tanto, si fa capire. Il gruppo mi sembra come una famiglia, stiamo tutti insieme e viviamo bene. È un bello spogliatoio. Perché ho scelto il numero 19? Non c’era il mio numero preferito che è l’11, quindi Loum (Tchaouna, ndr.) mi ha consigliato di prendere il 19 perché lui ha il 20. Con Tchaouna ho giocato solo sei mesi insieme ed è già cresciuto tanto in poco tempo. È molto giovane e ha grande talento, deve ancora lavorare ma ha tutto il tempo per migliorare ancora».

CONCORRENZA CASTELLANOS – «È sana, ci aiuta tra di noi e aiuta tutta la squadra. Uno deve essere sempre forte e questo avvantaggia tutti. Per me è importante che i compagni abbiano la qualità per superare l’avversario e servirci dentro l’area per fare gol. Keita Balde? Non l’ho ancora sentito, lo devo chiamare. Lui è senegalese come me, lo ricordo quando giocava alla Lazio. Mi ricordo anche di Klose che ha segnato tanti gol. Il gol con il Villarreal in Champions contro il Liverpool? È stato importante, ma per quello al Mondiale 2022 con il Senegal contro il Qatar lo è stato altrettanto. Io come papà? Devo essere l’esempio per mio figlio e per tutta la mia famiglia».

PASSIONI – «La moda mi piace tanto, anche se sono discreto. Seguo anche il basket, Lebron James è il mio giocatore preferito. La prima partita che ho visto giocava Iverson. Musica? Italia nessuna (ride, ndr.). Lavoro? Ho fatto la scuola per essere elettricista, ma non ho lavorato tanto. Ho solo il diploma. Una volta al Rennes, in Francia, un mio compagno mi ha fatto uno scherzo e mi ha detto di andare a casa sua per sistemargli una cosa visto che sono elettricista (ride, ndr.). Esultanza? Non la preparo prima della partita. Quando segno mi viene al momento. Soprannome? Solo Dia. Ai tifosi prometto di fare il più possibile per onorare la maglia».

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