Colomba: «Fiorentina Lazio? NON vale la pena DISCUTERE di quei rigori. L'OBIETTIVO deve essere QUESTO, su Baroni...» - ESCLUSIVA
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Colomba: «Fiorentina Lazio? NON vale la pena DISCUTERE di quei rigori. L’OBIETTIVO deve essere QUESTO, su Baroni…» – ESCLUSIVA

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Franco Colomba, l’ex allenatore ha parlato in esclusiva a Lazionews24 delle tematiche riguardanti i biancocelesti

In esclusiva a LazioNews24, ha così parlato l’ex allenatore Franco Colomba, analizzando le tematiche di casa biancoceleste.

Chi l’ha delusa nel match contro la Fiorentina e chi invece sarà una certezza per questa Lazio?

«Dia sicuramente è un giocatore molto interessante e sta facendo la differenza nella Lazio e poi conosce anche l’importanza delle partite che affronta, anche se con la Fiorentina non ha inciso molto. Poi punterei anche molto su Zaccagni, il quale è un calciatore che mi piace moltissimo perchè ha qualità, è capace di saltare l’uomo e riesce con le sue giocate a mettere sempre in difficoltà la difesa avversaria, quindi senz’altro loro due saranno gli elementi che faranno la differenza».

Riguardo la partita di domenica con la Fiorentina secondo lei a prescindere dai due rigori che hanno fatto discutere, l’errore della Lazio è stato quello di pensare di averla già in pugno e non aver continuato ad imporsi oppure c’è un altro aspetto da evidenziare? Qual è il suo pensiero riguardo i due rigori assegnati ai viola?

«La Fiorentina domenica ha vinto perchè è stata brava a non mollare mai, ha avuto le sue occasioni e ha gestito bene i momenti della partita. Per quanto riguarda i due rigori che gli sono stati assegnati, sono penalty che faranno sempre discutere e fanno clamore, quindi non vale la pena stare a sindacare sulla decisione di un arbitro che con la Var ora ha la possibilità di vedere al meglio gli episodi, ed è importante specialmente per le squadre di provincia che lottano per la salvezza».

Baroni quest’estate è stato accolto dal popolo biancoceleste con scetticismo, se dovesse fare una prima analisi sul lavoro del toscano che giudizio darebbe su quanto sta facendo alla Lazio e quale consiglio gli darebbe per entrare nel cuore dei tifosi?

«Baroni l’anno scorso a Verona ha fatto un lavoro importante, riuscendo a gestire veramente bene la situazione di difficoltà del club veronese che a Gennaio ha venduto molto. Certo Roma non è una piazza facile, ma con il lavoro svolto in passato e l’esperienza che ha riuscirà anche nella Lazio a fare molto bene. E’ chiaro che gli obiettivi dei biancocelesti sono differenti perchè devono qualificarsi per le coppe europee e quindi avranno maggiore pressione. Cosa gli consiglio? Di essere se stesso e di non lasciarsi condizionare e andare avanti per la sua strada con le sue idee tattiche».

Analizzando invece la rosa dei biancocelesti, qual è il calciatore che sta beneficiando della cura Baroni e chi invece secondo lei è ancora indietro, sia dei nuovi acquisti che di coloro che già erano presenti?

«Isaksen è un calciatore che si sta dimostrando determinante quando Baroni lo tira in causa. Guendouzi mi viene da nominare perchè il francese, grazie anche alla sua esperienza. si sta rivelando un ottimo giocatore, e Castellanos ,il quale ha ereditato il ruolo di Immobile e lo ha fatto in modo silenzioso e si sta dimostrando determinante per la fase offensiva della Lazio. Ma già dallo scorso anno l’ex Girona lo aveva iniziato a fare e ora si sta confermando e anche molto bene».

Quale giocatore della Lazio di Baroni le sarebbe piaciuto allenare e di conseguenza avere nelle sue squadre? Con l’addio di Immobile e Cataldi chi è secondo lei che può identificarsi come leader del gruppo?

«Faccio il nome di Zaccagni, il quale è un giocatore di grande qualità capace di saltare l’uomo e creare in campo una superiorità numerica. In un gruppo è importante avere un giocatore di questo tipo capace anche di essere generoso durante un match con i compagni e anche geometrico a livello tecnico, che poi è chiaro deve essere sempre in condizione altrimenti diventa difficile. I leader? Una figura del genere deve essere quel calciatore che si prende le sue responsabilità, e questo avviene molto spesso nei calciatori che giocano a centrocampo, e quindi mi viene da dire Guendouzi. Castellanos è più un leader tecnico»

Escludendo la rimonta subita con la Fiorentina, la Lazio molto spesso subisce gol nei primi minuti di gioco, come può rimediare a questo errore che si ripete Baroni per aiutare la squadra?

«Serve capire principalmente quali sono le cause che portano una squadra ad avere queste difficoltà che si ripetono e allo stesso tempo lavorare con il gruppo sulla concentrazione massima per tutti i novanta minuti di gioco, come ad esempio il Bologna, il quale inizialmente subiva sempre 2 gol dopo aver segnato e ora sta iniziando a capitargli meno. L’allenatore quindi deve lavorare sulla determinazione e la concentrazione del gruppo e poi, specialmente se è nuovo, deve farsi conoscere dal suo gruppo e entrare nel vivo».

I 7 punti in classifica conquistati dai biancocelesti rallentano le ambizioni della squadra? Che ruolo potrà avere la Lazio in questo campionato ragionando anche su queste prime partite?

«Il ruolo che deve avere la Lazio è quello di ambire ad una posizione europea ,poi durante la stagione, in base a come si evolve il campionato, si capirà meglio a quale coppa potrà puntare la squadra biancoceleste, ma alla zona europea ci deve arrivare. Il campionato non ha ancora delineato assolutamente nulla, ma la cosa importante è non essere staccati di un po’ di punti dal proprio obiettivo stabilito, anche se avere pure in settimana le coppe potrà incidere sul rendimento poi nella partita del weekend successivo. I 7 punti della Lazio? Basta una vittoria e si balza sopra a coloro che sono davanti, quindi non è assolutamente un allarme».

Nelle ultime settimane sono venute a mancare due figure fondamentali quali Eriksson e Schillaci, che ricordo ha di entrambi e cosa lasciano al calcio?

«Sono stati due personaggi che hanno avuto un grande amore per questo sport e ne sono stati un simbolo importante. Schillaci per esempio è stato un’icona, specialmente durante il mondiale di Italia ’90. Eriksson è stato un signore del calcio e ricordo ancora con piacere quando lo incontrai con l’Avellino e mi colpì molto la sua personalità e la sua signorilità. Mi auguro di cuore che non sia la fine del calcio romantico e che esistano ancora personaggi del genere come loro due, ma con il business che ormai gira la vedo molto difficile».

Lei nella sua carriera da avversario ha affrontato sia da giocatore che da allenatore la Lazio, che ricordo ha delle sfide con i biancocelesti e dei tifosi?

«La mia carriera è molto legata alla Lazio, specialmente da calciatore. Ricordo ancora il gol che feci quando ero con l’Avellino e vincemmo con i biancocelesti e riuscimmo a conquistare la salvezza- Stessa cosa a Bologna quando andò in gol Nanni, che tra l’altro era un ex della gara. Da allenatore invece il ricordo che ho indelebile nella mia mente era dell’anno dello scudetto della Lazio del 2000 e io allenavo la Reggina. I biancocelesti avevano capito subito di aver vinto il campionato, visto quanto stava accadendo a Perugia alla Juventus. Questi sono tutti ricordi meravigliosi che ho nella mente»

Si ringrazia mister Colomba per la cortesia e la disponibilità dimostrate nel corso di questa intervista.

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