Parolo: «l'arrivo alla Lazio, la Coppa Italia, i derby e Immobile: vi racconto tutto»
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Parolo: «l’arrivo alla Lazio, la Coppa Italia, i derby e Immobile: vi racconto tutto»

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Le parole di Marco Parolo, ex centrocampista della Lazio, sui suoi anni in biancoceleste e sulla squadra di Baroni

Marco Parolo si racconta in una lunga intervista ai microfoni di Radio Serie A: di seguito le parole del centrocampista ex Lazio.

ARRIVO ALLA LAZIO – «L’anno precedente con il Parma eravamo arrivati 6°, sopra la Lazio, con una squadra che aveva un progetto ambizioso. Alla proposta della Lazio ero titubante perché avrei preferito raggiungerli in un altro momento della mia carriera, ma alla chiamata di Pioli, quando mi venne spiegato il progetto e la realtà Lazio e mi vennero messe davanti le difficoltà economiche del Parma di quel momento, decisi di accettare le tre componenti e arrivai alla Lazio. Ad oggi dico: menomale che ho trovato la Lazio: una realtà che sposa totalmente quello che sono io, un centro sportivo bellissimo, un tifo meraviglioso e una società che ti lascia esprimere».

COPPA ITALIA 2019 – «Il trofeo che ricordo con più gioia è la Coppa Italia; ci ero arrivato vicino diverse volte in carriera e la finale del 2019, contro l’Atalanta, per me ha avuto un valore doppio. Da quella partita dipendeva il mio futuro e quello della società; quella vittoria fu una liberazione. Io volevo rimanere e continuare a crescere lì, con questa società. Volevo essere presente anch’io nelle foto dei vincitori accanto ai trofei a Formello».

DERBY – «Il primo derby è stato qualcosa di incredibile. Quello che si dice è vero: di quella partita ne senti parlare ancor prima di arrivare a Roma. Quindici giorni prima inizia a scaldarsi l’atmosfera, la settimana che lo precede ancor di più, poi entri allo stadio ed è carica pura. Il primo derby, ci diedero la possibilità di scaldarci sotto la Nord, la nostra curva. I tifosi ci giravano intorno ed era energia allo stato puro; non ho mai visto una tensione così forte come in quella partita. Lo stadio pieno, un muro biancoceleste contro un muro giallorosso. È il derby del famoso selfie di Totti: un pareggio della Roma che era sotto 2-0. Nessuno si ricorda il quasi gol di Mauri di tacco evitato solo grazie ad una parata incredibile di De Sanctis. Il livello di adrenalina provato in quella partita non l’ho provato mai più: il primo derby non si scorda mai. Nel derby spesso chi parte svantaggiato poi porta a casa il risultato. I calciatori della Roma, negli anni in cui sono arrivato, si sentivano superiori, ma con il tempo hanno iniziato ad avere paura di noi».

IMMOBILE – «Immobile arrivò forse anche grazie alle parole che spesi con Tare. Immobile lo vivevo in Nazionale e lì avevo capito che sarebbe stato fondamentale anche alla Lazio, segnava sempre. Andai con Marchetti a parlarne in modo super positivo per provare in qualche modo a spingere su quei contatti che già c’erano stati. Una delle scene più belle del percorso di Ciro corrisponde alla prima amichevole fatta in ritiro in Germania: Lulic e Radu erano in tribuna perché un po’ affaticati, loro erano il crash test, davano le sentenze mettendoti subito alla prova. Ciro quella partita non ne azzeccò una e subito iniziarono gli sfottò su di lui che poi dimostrò davvero quelle che erano le sue qualità. I legami rimangono sempre e quando ti rivedi, ti rivedi con il sorriso e il modo di scherzare rimane uguale».

SOGNO – «Ricordo la mia ultima gara all’Olimpico come se fosse oggi. Lo stadio era vuoto, perché eravamo nell’epoca del Covid; sono andato in panchina per godermi gli ultimi momenti, perché già sapevo che non avrei rinnovato con la Lazio. Poi ero nei pressi dell’area tecnica e ho fatto un sogno dentro di me; i sogni non si raccontano però posso dire che quel sogno ancora è rimasto e che essere ambiziosi è giusto».

BARONI E LA SQUADRA – «Ho avuto la fortuna di conoscere Baroni e mi ha detto che nella sua carriera ha sempre fatto la gavetta imparando a fare di necessità virtù. Non ha mai fatto problemi sui giocatori che aveva e ha sempre cercato di tirare fuori il meglio di ognuno. Alla Lazio di oggi serviva questo allenatore: anche se non ci sono campioni, tutti arrivano ad un livello alto. Baroni gioca tutte le partite per vincere e per rendere al meglio. A Sarri alla Lazio dava fastidio l’Europa League e la Lazio, in quegli anni, non ha ha mai fatto bene. Con Baroni ha punteggio pieno, non è un caso. Quello che trasmetti alla squadra sei tu. Sono tutti felici e si danno una mano. Pedro è un giocatore portante della Lazio perché ha riconosciuto in Baroni un valore e lui ne ha visti di allenatori forti. Lui è l’emblema del perché oggi la Lazio con Baroni va bene».

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