2013
L’AVVERSARIO – Le insidie del Torino di Ventura
PRECEDENTI – L’espulsione di Ciani e il gol di Jonathas (prendere gol da Jonathas in alcuni stati è reato) dell’anno scorso sono ancora vive nei ricordi dei tifosi della Lazio che a Torino giocarono su un campo ai limiti della praticabilità e finirono per perdere uno a zero alimentando la, pur momentanea, crisi laziale del periodo. Adesso sono passati i mesi ma il freddo e la crisi sono sempre lì a ricordare a Petkovic & Co. che non si può sbagliare. Domani all’Olimpico sarà il cinquantanovesimo confronto in A in Piemonte tra Torino e Lazio e finora il bilancio pende nettamente a favore dei granata, vittoriosi 26 volte contro le 11 laziali a cui vanno aggiunti 21 pareggi. L’ultima imposizione dei capitolini è firmata dai ribelli Pandev e Zarate, entrambi ex amatissimi dal popolo laziale, che nel 2008-09 aiutarono Reja a sbancare per 3-1 Torino. L’ultimo pari invece è un mesto zero a zero dell’anno precedente.
MODULO – Giampiero Ventura è un vecchio lupo di mare, uno degli allenatori più sottovalutati della Serie A: da sempre dedito alla pareggite e allo scaricare la colpa agli episodi, il tecnico granata riesce a far giocare in maniera splendida le sue squadre, che rinnegano la mentalità difensiva delle “piccole” – che brutto termine – e giocano per portare a casa i tre punti, ne è un esempio quello che gli storici hanno già soprannominato l’assedio di Marassi di sabato scorso quando Perin ha parato di tutto. Fedele al 4-2-4, Ventura si è fatto ingolosire quest’anno dalla difesa a tre e ha sperimentato un 3-5-2 sorprendente dal punto di vista del gioco perché paradossalmente adesso il Toro gioca in modo più spregiudicato e riesce ad andare moltissime volte alla conclusione. I difetti atavici del Torino sono essenzialmente due e vanno di pari passo: l’attacco impreciso e l’incapacità di chiudere le partite. Prendiamo come caso zero il 2-2 con il Milan, il Torino sopra di due gol al 90′ si è fatto clamorosamente rimontare dopo aver dominato o quasi la gara e aver rischiato più volte di chiudere sul 3-0, ma disattenzioni difensive e un po’ troppa leggerezza sono costate care ai granata.
SCHIERAMENTO – Dicevamo dell’attacco che punge relativamente, va però fatto notare come Immobile si sia sbloccato da poco e come Cerci sia sempre una spina nel fianco delle difese avversarie, con i suoi movimenti da destra verso sinistra per cui ricorda un po’ Robben (cit.). Sarà una sfida particolare per il ragazzo di Valmontone, romano e romanista, una sorta di derby alla lontana. Attenzione anche al periodo di forma di El Kaddouri, un giovane che sicuramente si farà nel momento in cui troverà la continuità giusta per giocare a certi livelli, dietro le punte ultimamente è decisivo e poi ha iniziato anche a segnare. Torna D’Ambrosio e Ventura può esultare, il laterale di Caivano è uno dei migliori per rendimento oltre ad essere un uomo mercato. Il punto debole del Toro potrebbe essere la difese, che troppo spesso è preda di errori individuali pacchiani, ma che comunque può fare affidamento su un trio esperto. Il Torino dovrebbe scendere in capo così (3-5-2): Padelli; Glik, Bovo, Moretti; D’Ambrosio, Vives, Farnerud, Pasquale; El Kaddouri, Cerci, Immobile. Allenatore: Ventura A disposizione: Gomis, Darmian, Basha, Gazzi, Maksimovic, Bellomo, Brighi, Meggiorini, Barreto.