Lotito, bordate a Petkovic: "Il suo è stato un vero tradimento. I successi devono avergli dato alla testa" - Lazio News 24
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2014

Lotito, bordate a Petkovic: “Il suo è stato un vero tradimento. I successi devono avergli dato alla testa”

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Dopo l’intervento di Edy Reja e Alberto Bollini, è toccato al presidente Claudio Lotito, accompagnato dal direttore sportivo Igli Tare, fare chiarezza sull’intricata situazione che ha portato al licenziamento per giusta causa di Petkovic e all’insediamento di Reja. Nel suo lungo intervento, Lotito non ha risparmiato delle pesanti stoccate al bosniaco, sul quale ha detto di essersi ampiamente ricreduto e dal cui atteggiamento si è detto estremamente deluso. Emerge inoltre una doppia proposta di rinnovo del contratto per Petkovic e il suo staff, prima e dopo la vittoria della Coppa Italia, rifiutata in entrambe le occasioni dal tecnico, accusato dal patron laziale di essersi montato la testa.

Presidente ci può spiegare cosa è successo in questi mesi con Petkovic?
“Le persone non si finiscono mai di conoscere. Io rispetto molto ciò che mi si dice. Io sono abituato a dire la verità. Quando mi spronavano a cambiare allenatore, io l’unica cosa che ho fatto è stato rivolgermi a lui e chiedergli se fosse vero. Lui ha detto di no, e per quello mi sono fidato, non avevo motivi per non credergli. La scelta all’epoca fu basata su valori che oggi, ahimè, sono venuti meno. Con il tempo ho capito cose che prima non mi erano chiare. Nel rapporto con l’allenatore non credo di aver disatteso nessun impegno. L’ho sostenuto nei momenti difficili, anche lo scorso anno. Se le cose fossero andate bene gli avremmo proposto un rinnovo del contratto. Alla fine l’abbiamo offerto, ma lui ha declinato, una cosa che mi ha sorpreso. Avevo avuto delle avvisaglie, ma l’ho sempre sostenuto. Lo scorso girone di ritorno mi sono molto speso per lui, si era creata una situazione tale che se non fossi intervenuto, non avremmo ottenuti quei risultati. La squadra risentiva della situazione, si era creata una situazione di non soddisfazione. Conoscendo i suoi trascorsi, l’ho sostenuto, credevo lo meritasse. I fatti poi hanno cambiato la valutazione, la mia considerazione è venuta meno, dopo alcune sue parole. Ho capito che perseguiva un interesse personale: un rapporto di lavoro, deve basarsi sulla realtà. L’allenatore è il fulcro di una società di calcio. A lui si demanda la valorizzazione delle risorse della società. Io non ho mai licenziato nessuno, nemmeno Ballardini, visto che fu lui a dare le dimissioni. Reja andò via perchè era logorato dalle situazioni (epiteti, voci), era messo sotto pressione ingiustamente. Petkovic ha molto aumentato la sua autostima grazie alla Lazio, e ha pensato di poter andare dovunque. Prima di Verona aveva già svuotato l’armadietto. Io non avevo ancora contattato Reja. Quando mi si dice ‘non è vero’, io do credito. Se non lo facessi col mio primo collaboratore non avrebbe logica. Io non ammetto prese in giro, avrei preferito che Petkovic mi dicesse chiaramente come stavano le cose. Mi è sembrato quasi si volesse far cacciare”.

Perchè non si è mai pensato a esonerare Petkovic per i risultati?
“La Coppa Italia aveva generato entusiasmo. Abbiamo preso uno sconosciuto, lo abbiamo inventato, ottenuto dei risultati. Dopo la Coppa Italia non potevo assolutamente cacciarlo. Ho posto dei problemi in ritiro, confidando nei risultati, nei riscontri. Poi abbiamo avuto dei riscontri, senza pensare ai risultati, non soddisfacenti. Il campionato è iniziato a fine agosto, gli ho dato tempo per sistemare le cose, gli ho accordato fiducia. Noi abbiamo Vinicius che non è mai stato messo in campo, eppure è un buon giocatore. Reja invece parla di giocatori importanti. Eppure Felipe Anderson ha fatto 2 partite e mezzo, Perea è un buon giocatore. Petkovic ha cambiato troppe volte gli interpreti e il modulo, ha continuamente snaturato la squadra e i calciatori sono andati in confusione”.

 

Qual’era il patto con Petkovic? Quando è stato offerto il rinnovo?
“Prima e dopo la finale di Coppa Italia” e poi interviene Tare: “Abbiamo fatto un accordo tra gentiluomini legato ai risultati, per prolungare e migliorare il contratto del mister e del suo staff. Dopo la vittoria della finale ha rifiutato il rinnovo, rimandando la questione più avanti. Sapevo che saremmo andati verso una strada rischiosa, ma gli abbiamo dato fiducia. Lui è rimasto nella storia della Lazio, ma bisogna analizzare anche le cose negative, quelle che ci hanno portati a questo punto. Sono stati fatti degli errori, ci voleva chiarezza. Noi abbiamo sempre sostenuto Petkovic, soprattutto in questi 3 mesi devastanti. E’ mancata chiarezza e sincerità da parte sua, una cosa che poteva dare molta chiarezza a noi, per il nostro cammino. il patto era andare avanti insieme e sempre sinceri tra di noi”.

Riprende a parlare Lotito: “Il primo semestre Petkovic andava bene, era motivato, poi l’entusiasmo dell’ambiente deve averlo galvanizzato, e la Lazio ha perso d’interesse nella testa dell’allenatore. Lo scorso campionato abbiamo vinto 4 partite per merito nostro (della dirigenza ndr), poi abbiamo perso in maniera indecorosa a Cagliari. La situazione era disastrosa, e dopo il ritiro la squadra ha reagito bene. A Formello si creò un clima simile a quello dei reduci dal fronte. Ho obbligato anche mia moglie e mio figlio a venire a Formello con le famiglie dei giocatori. Ho voluto mangiare con la squadra, e lì si è avuta un’inversione di tendenza. Abbiamo vinto la Coppa e tutto il negativo è scomparso. Noi però siamo rimasti coi piedi per terra, mentre qualcun’altro (Petkovic ndr) si è montato la testa. Abbiamo dati certi, ma li snoccioleremo al momento opportuno”.

Come mai ha preferito mantenere distacco dalla squadra? E poi per Tare, vi piace Quagliarella?
“Il contratto con Reja è stato firmato a Cortina, io non potevo stare a fare la ‘veglia al morto’. A volte è stato Tare a farmi avvicinare alla squadra, sono venuto 5 volte a Formello negli ultimi due mesi e abbiamo sempre ottenuto risultati. Ma sono stati fuochi di paglia, se manca il fuochista il fuoco si spegne. Parlare di mercato oggi è fuori luogo. Oggi la squadra ha bisogno di serenità. Questa squadra ha delle potenzialità, ha tanti nazionali. Qui il problema non dipende dalla scarsa qualità della rosa, ma dal ‘manico’. Se ti metto in mano una Ferrari e non sai guidare è colpa tua”.

Che errori avete commeso come società?
“L’unico errore è stato aver rispettato la persona e avergli dato credito. Ma io credo che siamo stati corretti. E’ venuta meno la lealtà, presupposto per raggiungere un obiettivo comune. Puoi avere un lavoratore che lavora contro la società?”

I precedenti problemi tra Tare e Reja sono stati superati?
“Reja non ce la faceva più per l’ambiente, voleva andar via già dopo la sconfitta col Bari. Dopo che l’hanno insultato con la moglie è venuto da me e mi ha detto che andava via. Ci sono persone che per i soldi fanno qualsiasi cosa, e ne abbiamo un esempio recente, e altre che non sono disposte ad accettare tutto. Roma è un ambiente che logora, scrivete scrivete… ma non conoscete i regolamenti. Ulivieri non fa le leggi”.

Perché fino a ieri avete provato a offrire una buonuscita?
“C’ero io ieri? No, c’era Moschini, che aveva una delega per sentire un’audizione. Noi lo abbiamo ascoltato, loro hanno fatto una proposta per una risoluzione consensuale. I miei collaboratori lo hanno ascoltato, ma lui voleva prendere i soldi anticipati di gennaio, febbraio e marzo più il TFR. Sono stati loro a proporre, e poi a tornare sui propri passi. Noi li abbiamo soltanto ascoltati (Petkovic e l’avvocato ndr). Agli avvocati piace andare sui giornali, ma noi non abbiamo proposto nulla, sono stati loro a proporre. Quello di Petkovic è stato un tradimento, diceva ‘Non è vero, sono tutte fandonie”. I giocatori hanno mai mostrato insofferenza nei confronti di Petkovic? “Nell’inconscio non lo so, ma è chiaro che possono essere mancate le motivazioni. Quando sei dipendente e sai che il tuo superiore andrà via, possono mancare gli stimoli. La squadra non ha mai chiesto (ufficialmente) l’esonero di Reja, ma ha accolto con grande felicità il ritorno di Reja, e a buon intenditore poche parole”.

foto dai nostri inviati Benedetta Orefice, Federica Foschi e Matteo Mansueti

 

 

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