Corradi e la Lazio: "Fantastico allenarsi con tutti quei campioni! Il gol nel derby e la Coppa Italia i ricordi più belli" - Lazio News 24
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2014

Corradi e la Lazio: “Fantastico allenarsi con tutti quei campioni! Il gol nel derby e la Coppa Italia i ricordi più belli”

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“Laziali si nasce” è ormai un famoso slogan che campeggia dalle parti della Curva Nord. Si può dire che però non sia il caso di Bernardo Corradi, ex attaccante oggi biancoceleste doc. L’ex Lazio ha rilasciato una lunga intervista alla Tribù del Calcio, programma in onda su Mediaset Premium, per ripercorrere tutta la carriera da calciatore. Dopo Chievo e Inter, ecco il passaggio alla Lazio: “Tutto accadde in una sauna, ebbi un colloquio con Cuper (allenatore nerazzurro in quel periodo, ndr), il quale mi disse che con Vieri e Crespo avrei giocato poco. C’era la Lazio che mi voleva e decisi di andare lì. Fu un bene, scelsi la strada giusta: attraverso la Lazio e grazie alla Lazio conquistai la Nazionale“. L’arrivo nella Capitale fu una grande emozione e motivo d’orgoglio per l’ex bomber: “Mi ricordo la prima volta che entrai nello spogliatoio: quando ti inizi a cambiare accanto a Mihaijlovic, Stam, Simeone, Claudio Lopez, Peruzzi, ti chiedi se potrai starci con gente così. Vedevo Stam che lavorava 3 ore e io dovevo farne 4 e mezzo sennò non ce la facevo a stare al passo con lui“. La Lazio in quel periodo passava un pessimo momento dal punto di vista finanziario: “Per un calciatore non prendere 6 mesi di stipendio non è come per un operaio di una fabbrica che non riesce a dare i soldi alla propria famiglia. Credo sia stato uno dei collanti che ci ha aiutato a fare ancora più gruppo. Un esempio è stata la cena di Natale, che inizialmente fu abolita perché non avevamo una proprietà. Noi giocatori portammo a cena fuori dai magazzinieri fino alle segretarie perché alla fine erano quelli che ci permettevano di esprimerci al meglio in campo“. Uno dei ricordi principali di Corradi nell’avventura di Roma fu certamente il gol nel derby contro la Roma: “Cross dalla sinistra, io calcio in maniera sporca con Panucci che cercò di far la diagonale per chiudere. Spesso quando calci male la palla va dentro mentre se la prendi bene il portiere te la para. La palla si insaccò sul secondo palo e lì sinceramente ho ripreso a connettere dopo due-tre minuti perché sul momento ero abbastanza frastornato“. Ecco poi la vittoria nella Coppa Italia contro la Juve, il primo trofeo della carriera dell’ex attaccante: “Della finale di Coppa Italia mi ricordo i preparativi dei giorni prima. All’interno dello spogliatoio forse solo io e giannichedda non avevamo vinto ancora niente. Dissi: ‘se vinciamo si festeggia e la festa la organizzo io, perché voi siete abituati avendo vinto Champions League e campionati. Giochiamo e vinciamo perché io almeno un trofeo nella mia carriera lo vorrei mettere in bacheca’. Vincemmo la finale d’andata 2-0, mentre a Torino iniziammo bene ma poi la Juve fece due gol, quindi c’era la possibilità dei supplementari. Fare quel gol lì significava respirare, poi arrivò anche il 2-2… Mi ricordo l’arrivo a Fiumicino alle 4 del mattino. Roma è in grado di darti questo tipo di sensazioni per una Coppa Italia, non so se sarebbe accaduto in altre piazze“. La storia poi si interruppe, la cessione al Valencia fu necessaria, ecco perché: “Scelsi il Valencia perché era una grande squadra che vinse campionato e coppa ed era guidata da un allenatore italiano (Ranieri, ndr) e in più c’era la possibilità di dare una mano alla Lazio, perché c’era ancora questo debito per l’acquisto di Mendieta e con la cessione mia e di Fiore la Lazio poteva risanare questo debito e operare sul mercato“.

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