Di Canio: "Pronto a tornare in panchina. I giocatori del Sunderland? Codardi" - Lazio News 24
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2014

Di Canio: “Pronto a tornare in panchina. I giocatori del Sunderland? Codardi”

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In un’intervista concessa alla BBC, Paolo Di Canio, ex bandiera biancoceleste, oggi allenatore senza squadra, è tornato a parlare della sua avventura finita male al Sunderland, squadra dalla quale è stato esonerato a settembre, principalmente per i problemi avuti con lo spogliatoio dei biancorossi.”Ad essere sincero, non ho mi è mai successo di far parte di un gruppo che va a piangere dal presidente quando le cose non vanno. E’ un atteggiamento da codardi“. “Il mio credo è lavoro, lavoro e ancora lavoro. Dunque i miei standard possono risultare alti per persone senza ambizioni” – sentenzia l’ex laziale, che nel finale della scorsa stagione salvo i Black Cats dalla retrocessione in First Division. “Se il club è debole, dà ascolto ai giocatori, se invece si tratta di un club serio il presidente dà ascolto solo al manager… Questo purtroppo non succede solo al Sunderland“. I problemi di Di Canio non erano soltanto con i calciatori ma anche con i dirigenti, dai quali si è sentito boicottato: “Bisognerebbe chiedere al direttore sportivo De Fanti come mai tutti gli obiettivi di mercato che gli avevo proposto e che potevamo benissimo prendere non sono mai arrivati“.

IPOTESI WEST HAM – L’ex laziale, si è già messo alle spalle lo scottante esonero di questo inizio stagione e si sente pronto a tornare in panchina, e crede di avere tutte le carte in regola per farlo in Premier League. Il suo nome in questi giorni viene accostato ad un altro club inglese, il West Ham, squadra della quale ha vestito la maglia e che oggi non naviga in buone acque, con il tecnico Sam Allardyce sulla graticola. Nelle ultime settimane i supporters degli Hammers hanno acclamato a gran voce il nome di Di Canio che a Boleyn Ground ha lasciato un ricordo indelebile: “I tifosi del West ham cantano sempre il mio nome, anche quattro anni fa quando ancora non ero un allenatore. Giocare lì è stata una grandissima esperienza, loro erano la mia famiglia. Tutti sanno che tornerei volentieri, ma parlarne adesso non mi sembra riguardoso nei confronti del lavoro degli altri. Quello che posso dire con certezza è che prima o poi il destino mi porterà lì

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