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Un bambino cresciuto con la Lazio nel cuore: “Rossi c’è” e… ci sarà

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Rossi: il cognome più comune in Italia. Quando si pensa a un “Rossi” vengono in mente Vasco, Valentino e poi chi c’è? Oggi nessuno, domani chissà. Lui non suona, non canta e non corre con le moto, ma è comunque bravo a scaldare i cuori della gente. Come? A suon di gol. Con un cognome così è importante il nome, in modo tale da poterti distinguere dagli altri omonomi più o meno famosi. Alessandro, anni: 19. Professione: bomber. Sogni nel cassetto: giocare nella squadra del suo cuore, quella per cui da molti anni fa Viterbo-Roma ogni giorno. Giocare per la sua Lazio.

NUMERI E CARATTERISTICHE – Può sembrare un ragazzo normale dalla descrizione, ma tutto cambia quando si leggono i suoi gol rapportati alle presenze. In questa stagione sono 16 reti, in 13 partite giocate. Numeri da capogiro per chi legge, un po’ meno per chi almeno una volta lo ha visto giocare. ‘Ale’ non è il classico numero 9, bravo ad aspettare la palla in area, lui gioca con la squadra, fa a sportellate con i difensori avversari e infine capitalizza il lavoro svolto. Fisico alla ‘Bobo’ Vieri per intenderci e generosità alla Mandzukic. Due calciatori in cui sono racchiuse tutte le migliori qualità che un attaccante deve avere: tenacia, rabbia, generosità, fiuto del gol e spirito di sacrificio. Da migliorare c’è tanto, la Primavera e un campionato professionistico appartengono a due mondi differenti, quello che però ha lasciato intuire Rossi è qualcosa in più di una speranza, quasi una certezza. La certezza di aver trovato un nuovo numero 9 che parla romano. Paragoni a bandiere del passato sono puramente casuali, (o forse no).

LIMITE CARATTERIALE – A quell’età bruciarsi è facile. Dopo una stagione ad alti livelli capita qualche infortunio, oppure che la palla non vuole più saperne di entrare e l’autostima cala improvvisamente. Questo con tutta probabilità è ciò che potrebbe succedere a un classe ’97, ma non a lui, perché Rossi di carattere ne ha anche troppo e spesso di quel carattere, mostra la parte peggiore anziché quella migliore. Due espulsioni dirette in 16 partite sono troppe anche per un difensore, figurarsi per un attaccante. Il nervosismo è il suo più grande limite e lo si è visto nell’ultima partita contro la Roma: avrebbe voluto spaccare il mondo, ma non poteva, poiché la Lazio era sotto di 4 gol, allora l’istinto si è impossessato di lui e l’ha mandato con un’ora d’anticipo sotto la doccia. Questo è quello in cui deve migliorare, soprattutto perché da capitano e da ragazzo più ‘anziano’ del gruppo, è lui a dover dare il buon esempio. Deve migliorare e lo farà sicuramente, anche perché il suo prossimo step prevede un ritorno al passato, o un bel salto nel futuro, dipende dai punti di vista…
Per lui poco cambia, dato che probabilmente la figura più importante nel suo futuro, sarà quella che gli ha permesso un passato e un presente così glorioso: Simone Inzaghi.

FUTURO – Se ne è parlato e se ne parlerà a breve. Società, Inzaghi e entourage del ragazzo hanno programmato il futuro di Rossi in estate e se è rimasto a Formello come fuoriquota c’è un motivo ben preciso.
Nella testa di tutti c’era l’intenzione di avvicinarlo quanto più possibile alla prima squadra, dato che come ribadito più volte da Inzaghi, la primavera non è la sua categoria. Da gennaio tutto sarà più chiaro e si valuterà cosa è meglio per la sua crescita: continuare così con qualche convocazione in prima squadra, oppure andarsi a fare le ossa in B per poi tornare ancor più forte. Alla Lazio importa soltanto il bene di Rossi, così come quello di altri ragazzi cresciuti a braccio a braccio con lui come Palombi, Germoni, Crecco, Guerrieri, Filippini, oltre a quelli già presenti in prima squadra.
Nell’imminente futuro è impossibile sapere cosa ci sarà, ma guardando più a lungo nel destino di ‘Ale’, si intravedono facilmente delle sfumature di bianco e celeste.
Per l’esattezza, il bianco e il celeste della Lazio e non del City, perché un sogno è un sogno e il prestigio, i soldi e il successo non potranno mai valere tanto. Quante volte Viterbo-Roma aspettando quel giorno che sembra essere sempre più vicino!
Rossi. Non Valentino ne Vasco, ma Alessandro. Colui che studia da anni per diventare una bandiera ed è quasi alla tesi di laurea. Il professore è sempre lo stesso, quello che bandiera della Lazio lo è stato e continuerà ad esserlo.
D’altronde se il tuo mentore si chiama Simone Inzaghi, nei tuoi sogni e nel tuo futuro può esserci solo uno stadio Olimpico che a gran voce acclama il tuo nome.

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