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Pelonzi sul Flaminio: «Voglio tirare Lotito per la giacchetta»

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Per parlare degli stadi delle due squadre romani, è intervenuto ai microfoni di LazioFamily, il consigliere del PD, Giulio Pelonzi

Giulio Pelonzi, consigliere del Pd, segue da vicino l’evolversi della situazione “stadio della Roma”. Il politico è un noto tifoso della Lazio, tanto da essere presidente del Lazio Club Campidoglio.  In passato fu proprio lui che provò a far approvare il progetto di Lotito per lo “Stadio delle Aquile”, ma poi non se ne fece più nulla. Ora Pelonzi, ai microfoni di Lazio Family, rilascia un’intervista lanciando un chiaro segnale a Lotito.

Che progetto era quello presentato da Claudio Lotito nel 2005 inerente la costruzione di uno stadio nei pressi della via Tiberina?

«C’erano tre problemi in particolare. In primis, c’erano 1,8 milioni di metri cubi privati in compensazione rispetto allo stadio, la maggior parte di quali, circa l’80%, unità abitative private, pari a circa 10mila nuovi abitanti. Segnalo che, superata tale soglia, le istituzioni pubbliche devono, per legge, portare lì tutti i servizi come ospedali, vigili e altro. In secondo luogo, il non chiaro rapporto tra la società che prende il mutuo erogato dal credito sportivo e la Lazio, l’unico legame era la persona fisica di Claudio Lotito. Ricordo che all’epoca dissi al presidente Lotito “le auguro lunga vita ma, qualsiasi cosa le dovesse succedere, la Lazio non può trovarsi, improvvisamente, senza quelle cubature ma solo con le rate del mutuo da pagare…”. Il terzo scoglio riguardava l’ubicazione: quell’area era in parte sotto il livello del Tevere con relative problematiche idrogeologiche, la Tiberina che andava raddoppiata, una fermata della Ferrovia e uno svincolo autostradale da realizzare ex novo. In sostanza opere pubbliche che sarebbero stato a carico della collettività. Così proposta era irrealizzabile, Lotito provò a far votare due delibere con Veltroni e Alemanno, proponenti i 4 consiglieri Udc: vennero bocciate da 56 consiglieri, votarono a favore solo i proponenti».

Se Lotito presentasse un nuovo progetto stile Parnasi-Pallotta troverebbe lo stesso atteggiamento avuto dall’allora giunta Marino?

«Premesso che al momento Lotito non ha avanzato alcuna nuova proposta, già allora a Lotito venne detto di trovare aree in previsione di sviluppo, ovvero dove era prevista la fornitura di servizi come viabilità, fogne e altre opere di urbanizzazione primaria. Serve un intervento che abbia un ritorno per la collettività, altrimenti il primo che si alza, con la scusa dello stadio, potrebbe edificare a suo piacimento. Rispetto a quello di Lotito, il progetto Tor di Valle non prevede edilizia residenziale, soprattutto va ad insistere su un’area vuota, senza apportare ulteriore carico su una zona già densamente urbanizzata. Con questo intervento si fanno opere per le quali il Comune non ha i soldi: prendere la metro attraversando l’Ostiense senza rischiare la vita;  allargare l’Ostiense decongestionandola; avere un ponte che unisce i due quartieri ora separati dal Tevere; eliminare il rischio esondazione per un’area attualmente a livello alto da questo punto di vista grazie alle previste opere di messa in sicurezza; si fa un parco verde per la cittadinanza. Se si potesse ridurre il commerciale andrebbe meglio – sempre a parità di opere pubbliche altrimenti non potrebbero usufruire della Legge Stadi e del relativo titolo di Interesse Pubblico – ma io credo che oltre il 20% del taglio delle cubature commerciali non possa essere accettato dalla Eurnova, società proponente. Se questa opera andrà in porto, allora la Lazio sarebbe spronata a muoversi sulla stessa linea, proponendo un progetto che, a quel punto, il Campidoglio non potrebbe rifiutare».

I tifosi della Lazio sognano il Flaminio: esiste questo veto potenziale da parte degli eredi di Pier Luigi Nervi?

«Sì, ma c’è la piena disponibilità da parte della famiglia Nervi a firmare la riqualificazione del Flaminio. Parliamo di un impianto di proprietà comunale per salvare il quale serve un progetto di finanza: il costo reale di una ristrutturazione seria si aggira sui 280 milioni, cifra necessaria per renderlo fruibile, con una capienza di 40mila persone ottenuta ribassando il livello del terreno di gioco; potresti creare un Museo, 900 metri di commerciale. Se consideriamo gli 1,6 mld di euro di Tor di Valle…».

A che punto è la situazione?

«Stiamo cercando di presentare una proposta che coinvolga il II Municipio che vada in questa direzione. Sono cifre importanti ma non impossibili per chi volesse investire. Ripeto, ci sarebbe un ritorno con i parcheggi interrati a viale Tiziano, 900 mq di commerciale, un albergo tra Auditorium e Flaminio, struttura chiesta più volte dal Parco della Musica. Penso anche allo sfruttamento della pubblicità in tutta l’area. Saremmo in una zona con parcheggi a raso, prossima all’Olimpico già abituata a certi carichi, oltretutto collegata con tram, metro a Piazza del Popolo e autobus. Siamo in una zona benestante di Roma, un’utenza che potrebbe far funzionare attività di questo genere».

Ha fatto numeri precisi riferendoti ad un progetto già esistente. Si può pensare ad un incontro in Campidoglio per provare a convincere Lotito sulla bontà dell’operazione, o noi parlandone rischiamo solo di “friggere aria” come si direbbe in gergo?

«Conoscendo Lotito e la sua caparbietà, dote che io apprezzo, lo dobbiamo tirare per la giacchetta.  Io metterei in campo comunque la Polisportiva, perché male che vada il Flaminio diventerebbe la casa di 10mila atleti. Se riuscissimo a varare un progetto con la Polisportiva dentro, sarebbe talmente forte l’appeal sui tifosi che sarebbe, lo dico tra virgolette, tutta la curva a tirare per la giacchetta Lotito. Leggo che anche l’assessore Frongia rilancia spesso l’idea del recupero del Flaminio:  ripeto, io farei un convegno bipartisan, invitando Lotito, cercando di definire la destinazione di quell’impianto. Se non si trova una destinazione di impiego, tra qualche anno il Flaminio sarà archeologia urbana e non potrà nemmeno essere abbattuto perché vietato dalla Legge».

Se non sarà il Flaminio, lo stadio della Lazio quindi non potrebbe ricalcare il progetto pensato per la Via Tiberina.

«Progetto Tor di Valle 400 mln di opere pubbliche a carico dei privati, quello sulla Tiberina prevedeva circa 1,5 mld di euro per essere realizzabile: ma chi li metterebbe, realisticamente?».

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