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Sgarbi: «La Lazio deve avere il suo stadio. Lotito mi ha detto che…»

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Vittorio Sgarbi torna a parlare della Lazio, in particolar modo della questione stadio, che coinvolge entrambe le squadre della Capitale

Dopo le recenti dichiarazioni pro stadio della Lazio, è intervenuto su Elle Radio, all’interno della trasmissione’ Laziali On Air’, il critico d’arte Vittorio Sgarbi:

La Sindaca Virginia Raggi nello stesso giorno è passata dal ricovero in ospedale per un malore all’ok garantito per la costruzione dello Stadio di Tor di Valle…

«Hanno fatto esattamente quello che volevo io, le mie “minacce” avendo un certo effetto sul popolo dei grillini hanno determinato una spaccatura all’interno del gruppo. Spaccatura che io ho cavalcato elogiando la Lombardi, visto che un senatore a dispetto di quello che dice Grillo ha tutto il diritto di occuparsi della cosa pubblica. Grillo avendo un pensiero modesto ha fatto questa uscita dicendo che non spettava ai parlamentari esprimersi. Dentro il Consiglio Comunale è arrivata invece una ribellione che affondava le basi anche sul fatto che nel 2014 la Raggi era contraria a questo progetto, tentando invece una conciliazione su una materia, che lei aveva ritenuto di pura speculazione commerciale, una volta diventata Sindaco. Quando Grillo si è reso conto che il Consiglio Comunale avrebbe votato contro, ha affermato come lo Stadio della Roma non si potesse fare lì. Successivamente la Raggi contraddice Grillo confermando lo stadio a Tor Vergata ma anche il lodo-Sgarbi, eliminando le Torri e tutto ciò che snaturava il progetto. Questo risolve anche il mio conflitto con Totti, che avevo criticato perché difendeva il progetto e non lo stadio in sé. Per il resto sono d’accordo, compreso il fatto che anche la Lazio debba avere il suo stadio, il che creerebbe un equilibrio tra le due squadre: una situazione che sembra essere avviata dalla telefonata che proprio Lotito ha fatto alla Raggi.»

La polemica con Totti può essere risolta?

«Io ho criticato il Totti urbanista improvvisato, non il calciatore. Era logico che Totti fosse dalla parte della Roma, non di certo che  fosse dalla parte di Totti. Io avevo criticato l’incompetenza di Totti come urbanista e architetto, questo evidenzia il clima malato che c’è attorno al calcio. Uno può essere tifoso di una delle due squadre, ma deve essere tifoso innanzitutto della città di Roma. Fosse per me lo stadio dovrebbe essere unico, vedo come un elemento negativo e di inciviltà non poter condividere una stessa area. Su Totti ho criticato un’incompetenza oggettiva, è come se dicessi che è un asino in latino: pur avendo fatto notare che Totti veniva strumentalizzato per veicolare un certo tipo di discorso, sono stato ricoperto di insulti. Con Totti direi comunque che è finita tre a zero».

L’ipotesi Flaminio è praticabile per la Lazio?

«Ovviamente non credo, quando ho parlato con Lotito è lui che mi ha escluso questa possibilità. Sarebbe un segnale di civiltà, ma le condizioni disastrose dello Stadio Flaminio lo hanno portato ad affermare parlando con me di non poter sostenere la riqualificazione di una soluzione del genere, ma solo la costruzione di un nuovo stadio. In un paese civile lo Stadio Flaminio sarebbe venduto dallo Stato a Lotito per un euro, in cambio dell’impegno del restauro. Certo andrebbe garantito a Lotito di agire sull’area del Flaminio come su un’area in cui costruire un impianto ex novo. E’ chiaro che in questo sarebbe decisiva la volontà della pubblica amministrazione, concedere di costruire senza vincoli purché si restauri. D’altronde il no al Flaminio dev’essere ragionato e ponderato e non deve certo arrivare da un’antipatia preconcetta verso la struttura».

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