L'incubo di Negro: "Minacciate le mie figlie" - Lazio News 24
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2014

L’incubo di Negro: “Minacciate le mie figlie”

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Paolo Negro come in un incubo. Accusato da alcuni uomini di aver partecipato alla presunta combine della sfida Siena-Lazio del 27 maggio 2007, e poi minacciato, l’ex difensore si presenterà domani in tribunale per l’ennesima udienza del processo di primo grado contro Marco Fardellotti, Valentino Aliberti e Andrea Caprinozzi, tutti attualmente imputati con l’accusa di tentata estorsione nei confronti dell’ex biancoceleste, così come Emanuele Fois e Filippo Fazioli, arrestati all’epoca e condannati in primo grado col rito abbreviato rispettivamente a 3 anni e 4 mesi di reclusione e 2 anni e 8 mesi. In quel Siena-Lazio, ultima gara in Serie A per Negro, il difensore segnò il 2-1 decisivo per la salvezza dei toscani nei minuti finali. La partita finì anche sotto la lente d’ingrandimento della Procura Federale, ma fu subito archiviata. Qualche anno dopo, nel 2011, un uomo – Marco Fardellotti – si presentò nel salone di bellezza gestito dalla moglie dell’ex calciatore, chiedendo un incontro con Negro. Lo stesso difensore ha raccontato a Il Tempo la vicenda:

Cosa le chiese?

“Mi parlò della partita Siena-Lazio, dicendo che era venuto a conoscenza di una presunta combine. Voleva dei soldi per restare in silenzio, per la precisione 250mila euro. Quella falsità mi fece ridere in un primo momento, stavoper andarmene ma lui mi fermò”.

E tirò in ballo la sua famiglia?

“Mi disse: “Sappiamo che hai due figlie”. Speravo di non aver capito bene, e invece aveva davvero minacciato le mie figlie. Lo salutai e andai subito a denunciarlo“.

Ma l’incubo non è finito lì.

“Le indagini della polizia sono durate 3 mesi, nei quali ho vissuto nel terrore. Mi spostavo tra Coverciano, dove stavo frequentando il corso da allenatore ed ero sempre attaccato al telefono, e Roma, o meglio l’asilo delle mie figlie, dove passavo ogni mattina per controllare che fosse tutto apposto. La polizia mi è sempre stata accanto, ma sono stati mesi molto duri“.

La situazione s’è risolta con gli arresti dell’ottobre 2011?  

“Lo speravo. Invece è cominciato un altro calvario. Sono finito sui media come se fossi un camorrista coinvolto in fatti di calcioscommesse, mentre le minacce continuavano. Ho smesso di dormire e non ho più potuto pensare al calcio, cercare una squadra. Alcuni presidenti mi hanno scartato dicendo di non volersi “mettere nei guai”. Mihanno rigato la macchina, manomesso la serratura del negozio. Poi hanno spedito lettere intimidatorie agli amici e all’asilo delle mie figlie”.

Tutto perché, secondo queste persone, lei avrebbe comprato la vittoria del Siena e poi anche incassato dei soldi?

“È incredibile – sorride Negro – se avessi davvero preso dei soldi per vincere una partita e fare gol sarei un genio. Probabilmente queste persone avevano bisogno di soldi, non sapevano da chi andare e si sono inventati questa storia”.

Ora la sua vita è tornata alla normalità?

“No, perché queste persone abitano vicino casa mia e hanno provato ad avvicinarmi di nuovo. Per questo mi aspetto giustizia: ho dovuto chiudere il negozio, i clienti non venivano più da “Negro il camorrista”. Per me è ancora difficile andare in giro, ma soprattutto queste persone hanno minacciato le mie figlie. Non esiste”.

Una speranza per il futuro?

“Ora voglio giustizia, queste persone devono essere condannate. Poi vorrei allenare. E il mio sogno è la Lazio”.

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