Marotta contro Lotito: "Ormai è il padre-padrone". Il presidente: "Parlo solo con Agnelli" - Lazio News 24
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2014

Marotta contro Lotito: “Ormai è il padre-padrone”. Il presidente: “Parlo solo con Agnelli”

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Dalla Lega alla Federazione, da Milano a Roma. È ufficiale: Andrea Agnelli (o, per interposta persona, Beppe Marotta) e Claudio Lotito hanno ripreso le ostilità. Lo hanno fatto via etere, in una domenica che sembrava potere scorrere tranquillamente nella celebrazione delle vittorie di Juventus e Lazio, ma che si è accesa fuori dal campo. L’a.d. bianconero ha aperto le danze, riprendendo il caso sul presenzialismo lotitiano. Parole forti, quelle pronunciate a Stadio Sprint: «Lotito era definito un personaggio folcloristico, oggi è un personaggio che ha un estremo potere e tanto potere in mano a una sola persona è pericoloso, si rischia di finire nel vuoto». Qualche minuto prima, nel clima giocoso di Quelli che il calcio, ci aveva già pensato Carlo Tavecchio, il presidente della Figc, a difendere Lotito: «È consigliere federale e ha tutti i titoli giuridici per essere presente al seguito della Nazionale. Certo, l’opportunità o meno di essere presente è un fatto personale e non si può imporlo». Poi Lotito replica direttamente e i toni si alzano: «Marotta? A me interessa quello che dice Agnelli che è il presidente e traccia le linee politiche. Marotta è un amministratore delegato e si occupa di gestione». Zapping compulsivo, ecco il patron della Lazio su Mediaset Premium: «Il dottor Marotta, non so neanche se sia dottore, è vice presidente del Settore Tecnico e non mi sembra che a oggi ci siano state delle grandi novità».

Agnelli versus Lotito, storia vecchia, esplosa a cavallo tra dicembre 2012 e gennaio 2013, in occasione delle ultime elezioni in Lega. Il bianconero appoggiò Abodi per un cambio di rotta, il biancoceleste lavorò alla riconferma di Beretta e la spuntò. Da quando in Lega, grazie all’asse con Galliani, Lotito ha preso in mano il pallino delle operazioni, i rapporti con la controparte sono stati turbolenti. I diritti tv, quel malloppo da un miliardo all’anno, hanno fatto da pomo della discordia, ma a un certo punto proprio su quel fronte si era aperto uno scenario impensabile: lo scorso autunno Agnelli e Lotito mediatori per conto delle rispettive “anime” al tavolo della trattativa con l’advisor Infront. Feeling e concretezza, rinnovo migliorativo per i club. Nel mezzo la lite giudiziaria per l’incasso della Supercoppa, con vittoria ai punti per Lotito. Ci mancava solo la Federazione: il fiasco in Brasile ha anticipato la scadenza del quadriennio olimpico e i duellanti si sono ritrovati sul ring senza nemmeno volerlo. Agnelli da una parte (Albertini) e Lotito dall’altra (Tavecchio), ma poi riuniti per elaborare un programma della Serie A da sottoporre al futuro presidente federale. Sapete com’è andata? I due non si sono nemmeno incontrati, poi in assemblea si sono registrati il cappotto (18-2) a favore di Tavecchio e l’unanimità su un programma di istanze della Lega maggiore. Ed eccoci alla materia che ha infuocato gli animi ieri.

Non è solo una questione di termini, ma di filosofie opposte in fatto di valorizzazione dei giovani. Con le prime si sdogana l’esperimento di Lotito con Lazio e Salernitana, con le seconde si creerebbero squadre B alla maniera del Barcellona. Come riporta La Gazzetta Dello Sport, l’altro giorno, presentando i progetti di riforme in Federazione, Tavecchio e Lotito hanno battuto il tasto sulle multiproprietà. Da qui la presa di distanza di Marotta: «Le multiproprietà sono un grandissimo errore, probabilmente portato avanti da dirigenti che non hanno una competenza specifica. Non esistono da nessuna parte in Europa. Le seconde squadre non sarebbero obbligatorie ma facoltative e consentirebbero davvero di far crescere i ragazzi». Con un giallo sulla delibera di Lega. Lotito attacca: «Io mi attengo ai deliberati dell’assemblea dove è stato approvato un programma condiviso e all’unanimità, votato pure dalla Juve e Marotta dovrebbe ricordarlo». L’a.d. bianconero, alla Gazzetta, replica: «In quel documento si parla pure delle seconde squadre, ma Lotito e Tavecchio lo nascondono. Noi non vogliamo boicottare le riforme, anzi ci mettiamo a disposizione. Ma Lotito è il padre-padrone, in 30 anni non ho mai assistito a una conferenza stampa in via Allegri dove parla pure un consigliere federale. Nessuno ha il coraggio di affrontare la situazione: l’Inter è in silenzio, il Milan sta da quella parte, sono preoccupato per il futuro del calcio». Non finirà qui.

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