2014
Anche Pioli si affida a Mauri: il jolly pronto per ogni emergenza
Prima o poi bussano alla sua porta: Mauri, pensaci tu. Prima o poi lo chiamano, lo sganciano, succede sempre. E’ l’uomo del pronto intervento e dell’ultimo passaggio, è l’usato sicuro, è il jolly multiuso, è Stefano Mauri, il capitano. Prima o poi tocca a lui, ha imparato ad aspettare il momento giusto. Si fa trovare pronto, risponde all’appello, risolve i problemi, rialza la Lazio. Accade di nuovo, a Palermo si ripartirà da lui, sarà la nuova chiave, la mossa tattica necessaria per ridare slancio alla squadra, per ridare linfa vitale all’attacco. Prima o poi gioca, lo sa bene. E’ sempre entrato in corsa quest’anno, non ha mai debuttato da titolare, succederà stasera. Pioli s’affiderà a Mauri, l’aveva fatto intendere anche dopo il match con l’Udinese, fece riferimento al capitano in quanto «giocatore importante» relegato in panchina. Mauri, pensaci tu. Assist o gol, il repertorio è completo, dal cilindro sa tirare fuori varie magie. La fascia di capitano, il rinnovo siglato nei mesi scorsi, un altro anno insieme alla Lazio, sono i segni della sua militanza biancoceleste. E’ uno dei più longevi, dei più presenti, è uno dei pochi della vecchia guardia. Lo chiamano quando c’è bisogno, non è proprio il massimo, ma ci ha fatto l’abitudine. In estate partono gli altri in pole, nel corso del tempo è Mauri a sfrecciare. Negli anni sono stati acquistati fantasisti e furetti, frombolieri e architetti del pallone. Mauri non è mai passato di moda, ha sempre garantito affidabilità e concretezza. Ha accettato la competizione, ha rilanciato la sfida, l’ha spuntata più volte per non dire sempre. Stefano Mauri, segni particolari? Ti ruba il tempo, ti regala punti. Si fa spazio, ti frega, inventa. Ha fatto tutti i ruoli possibili ed immaginabili nella sua carriera. L’abbiamo visto con tante maglie e tanti vestiti addosso. E’ partito dalla difesa ai tempi del Modena (in serie B), poi s’è esibito a centrocampo e in attacco. Fu Gianni De Biasi a trasformarlo in jolly: lo utilizzò da terzino sinistro, da difensore centrale, da terzino destro e da esterno di centrocampo. Nel Brescia, tanto per variare, lo schierò come interno sinistro e come punta d’appoggio. Nella Lazio, il signor Delio Rossi, lo rigenerò trequartista. E gli altri tecnici gli hanno chiesto di fare l’esterno offensivo e il finto centravanti. Stefano Mauri è l’ultimo dei duttili in un calcio sempre più specializzato. E’ cresciuto aggiornandosi, studiandosi e adattandosi, cambiando modo di gioco una volta dietro l’altra. Ecco perché dove lo mettono lui sta senza fiatare. Si applica, si sacrifica, si impegna. Tatticamente è un giocatore totale. Gli manca solo di fare esperienza come portiere, per il resto vanta un bagaglio tecnico assolutamente completo. Trasformazioni, tantissime. S’è dattato al 4-4-2, s’è sistemato nel 4-3-1-2, nel 4-3-2-1, nel 4-3-3 e in tutti gli altri moduli utilizzati dalla Lazio. Stefano Mauri può giocare dove i suoi allenatori vogliono, a piacimento. Come riporta Il Corriere dello Sport, la sua storia laziale è una strana storia: gli inizi difficili, i fischi tramutati in applausi, i posti persi e riconquistati, i processi, le squalifiche, si potrebbe scrivere un libro. Si riparte da Mauri, non è un caso, è una novità a metà. Pioli ha bisogno di un uomo esperto, capace di attivare le punte e di segnare, di dare movimento e imprevedibilità, di suggerire, di indicare la strada. Mauri vuole sfruttare la notte siciliana, aspettava l’occasione giusta, è finalmente arrivata. Servono assist, servono gol, la Lazio ha sprecato troppe occasioni nelle prime 4 giornate, nessuno ha fatto peggio (38 tiri fuori). Mauri è preciso, è uno specialista del genere. Dategli il pallone, vi risolleverà la Lazio. O almeno ci proverà.