Crespo, idolo di Djordjevic: "E' il futuro della Lazio" - Lazio News 24
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2014

Crespo, idolo di Djordjevic: “E’ il futuro della Lazio”

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«Il mio idolo è Crespo. Quando ero ragazzino era il mio attaccante. Mi piaceva il suo modo di colpire di testa, il modo di rifinire i passaggi, è stato un grande bomber». Parole di Filip Djordjevic, parole confessate in una delle sue prime interviste da laziale, parole che rimbombano a pochi giorni dall’exploit. Djordjevic, il nuovo bomber della Lazio, s’è sempre ispitato a Crespo e Crespo ha ricambiato l’elogio. La tripletta di Palermo ha mandato in orbita Filip e sono scattati i confronti eccellenti, i paragoni celebri. Somiglia a Vieri, no ricorda questo o quello. L’idolo Crespo l’ha seguito in tv in questo inizio di stagione, l’ha studiato, ha ammirato il tris rifilato ai rosanero. Crespo è Crespo, Djordjevic è Djordjevic. Ognuno ha le sue qualità, le sue caratteristiche, le sue specialità. Ma sognare è bello ed è lecito farlo, soprattutto quando si parla di gol, quando si ricordano i grandi bomber biancocelesti. Crespo lo è stato, basta citare il nome e un urlo ti sale dal cuore. Oggi fa l’allenatore, guida la Primavera del Parma, ha l’occhio “clinico” (nel senso calcistico), tattico e tecnico.

Crespo, ha visto Djordjevic?
«L’ho visto in televisione. Non lo conoscevo, ho iniziato ad apprezzare le sue doti durante la prima giornata del campionato, durante il match col Milan giocato a S.Siro. Djordjevic partì dalla panchina, fece bene anche quella volta, entrò in campo con grinta, impegnò i rossoneri, si fece valere. E la tripletta di Palermo ha confermato le buone impressioni che avevo raccolto inizialmente».

E’ lei il suo idolo, lo è da sempre. Lo sapeva? Le fa piacere?
«Non lo sapevo, me lo sta dicendo lei. Se mi fa piacere? Certamente. Auguro a Djordjevic il meglio, l’importante è che sia sempre sereno, che mantenga la calma, che lavori ogni giorno al massimo. La Lazio è una grande società, può togliersi molte soddisfazioni».

Crespo, lei ha giocato a Roma, conosce pregi e difetti dell’ambiente calcistico. Quali sono le difficoltà da superare?
«Conosco bene la piazza di Roma, è una piazza esigente. Djordjevic va lasciato tranquillo, è bene che senta la fiducia di tutti, il resto verrà da sè. A Roma ci si aspetta tanto, bisogna essere sempre al massimo della forma. Le pressioni sono forti, bisogna imparare ad affrontarle, gestirle e sopportarle».

Tecnicamente come lo giudica?
«Ho visto come si muove, come attacca l’area di rigore, ha anche un buon tiro. E il secondo gol segnato a Palermo è stato di ottima fattura, mi è piaciuto molto».

Cosa l’ha colpita di più?
«Il modo in cui ha attaccato lo spazio, il movimento, il modo in cui ha scartato l’avversario e ha puntato la porta, ha mirato nell’angolo alla sua sinistra. Ha dimostrato varie qualità».

Ci dica quali…
«Innanzitutto la freddezza, il secondo gol è da grande giocatore. Non era facile liberarsi dalla marcatura, l’ha fatto in modo elegante e ha avuto la lucidità necessaria per indirizzare il pallone nel punto giusto. Djordjevic è un attaccante possente e ha dimostrato di avere anche una buona tecnica, è ancora giovane, di sicuro migliorerà. Deve crederci sempre».

Quanti gol può fare? Lei, da bomber scatenato ed esperto, faccia un pronostico…
«Mi ripeto, evitiamo di mettergli troppe pressioni addosso. Ha iniziato bene, ha segnato una bella tripletta a Palermo, su un campo difficile. La Lazio immagino speri che segni 15-20 gol, è normale che sia così. Ma la migliore cosa è che Djordjevic vada avanti per la sua strada, seguendo il suo istinto. Tutto gli serve, tranne sentirsi sotto esame ogni domenica, in ogni partita».

E’ capitato anche a lei in passato?
«Sono in Italia da 20 anni, in pratica ho vissuto più qui che in Argentina, nel mio Paese. Anche io sognavo guardando Van Basten, ammirando le sue prodezze, vedendolo segnare grandi gol. Ma volevo essere Crespo, volevo fare ciò che sentivo, ciò che pensavo di poter realizzare. E’ normale avere idoli, ma è importante rimanere se stessi».

Tre gol e uno sfiorato. Ha visto anche il tacco (parato) che per poco non è costato a Djordjevic la sostituzione?
«Ho visto anche quell’episodio e forse Pioli si è arrabbiato un po’ (risata, ndr). A volte l’istinto porta a compiere certi gesti tecnici, di certo da lì a poco Djordjevic si è rifatto alla grande».

Crespo, che ne pensa della nuova Lazio? Djordjevic può portarla in Europa insieme a Pioli?
«Siamo all’inizio della stagione, il campionato è lungo. La vittoria di Palermo ha ridato slancio alla Lazio, a Pioli auguro il meglio».

Un pronostico non se la sente di farlo?
«Non sono un tipo da titolo (risata, ndr). A me piace ragionare così, non giudicare a priori. Sarà il tempo a dire quali saranno i valori di questo campionato. La Lazio è una squadra di qualità, può ambire all’Europa».

Ha detto che conosce Pioli, che rapporto avete?
«Lui è di Parma e io a Parma ho vissuto tanti anni, continuo a viverci adesso. Ci siamo visti spesso, capita di incontrarci. Pioli a Bologna ha ottenuto una salvezza giocando bene, facendo un buon calcio. In questo inizio di campionato avrebbe meritato di più, purtroppo il calcio a volte non ti premia. A Genova la Lazio avrebbe dovuto vincere e invece è uscita dal campo sconfitta. Ecco perché dico che è difficile azzardare pronostici, bisogna vivere partita dopo partita. Non mi piacciono le illusioni, bisogna restare sempre con i piedi per terra. Le ambizioni sono necessarie, ci mancherebbe, ma serve l’atteggiamento giusto per centrare i grandi obiettivi».

Crespo, parliamo della sua avventura da allenatore. Lei è alla guida della Primavera del Parma, come va questa esperienza?
«Va molto bene, sono molto felice. Spero di trasmettere ai ragazzi la mia esperienza, la mia filosofia calcistica, ma soprattutto il piacere di giocare a calcio».

Quali sono i consigli che dà ai suoi talenti?

«Mi riallaccio al discorso di prima. I ragazzi hanno bisogno di fiducia e di tempo, non devono sentirsi pronti solo perché firmano un contratto, non è il modo giusto di interpretare questo mondo. I ragazzi, i giovani, devono stare sereni, è questo che cerco di fargli capire sempre. Credo che sia la mentalità giusta per andare avanti, per sperare davvero di arrivare a certi livelli».

Crespo, a chi si ispira? Lei ha avuto grandi allenatori, da chi ha tratto i maggiori insegnamenti?

«Ho avuto la fortuna di conoscere tanti allenatori, potrei fare tanti nomi, potrei citare Bielsa, Mourinho, Ancelotti, tutti tecnici di successo. Ho cercato di avvicinarmi al mestiere di allenatore mettendo in pratica il mio modo di intendere il calcio, facendo tesoro di ogni insegnamento, di ogni esperienza. Ho osservato ogni tecnico, ho fatto una sintesi. Spero che questo modo di allenare basti per provare il salto, per arrivare a far parte del calcio dei grandi. E’ il mio nuovo sogno, lavoro per esaudirlo».

FONTE CORRIERE DELLO SPORT 

 

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