2014
Giustizia per Stefano Cucchi, la Corte d’Appello assolve tutti gli indagati. La sorella Ilaria: “L’hanno ucciso un’altra volta!”
Ieri è arrivata la sentenza – clamorosa – della Corte d’Appello di Roma che ha assolto tutti gli indagati nel processo sulla morte di Stefano Cucchi. Tante polemiche, ma soprattutto tanti dubbi che non sono stati ancora risolti dal 2009, quando una settimana dopo l’arresto per droga il giovane romano e tifoso della Lazio è deceduto a causa di traumi violenti e denutrizione.
SENTENZA – Nessun colpevole per la morte di Stefano Cucchi. I sei medici condannati in primo grado per omicidio colposo sono stati assolti in appello. E non sono colpevoli neanche i tre infermieri e i tre poliziotti che erano già stati prosciolti nel processo in Corte d’Assise. La famiglia di Stefano è rimasta sorpresa dalla decisione e ha annunciato il ricorso in Cassazione: “L’hanno ucciso un’altro volta, è assurdo!”, hanno dichiarato i genitori e la sorella in lacrime.
TUTTO GIA’ SCRITTO? – Il legale dei Cucchi, Fabio Anselmo, invece non è rimasto spiazzato dalla decisione dei giudici: “Era quello che temevo, vedremo le motivazioni e poi faremo ricorso”. Sotto accusa erano finiti sei medici, tre infermieri e tre agenti della polizia penitenziaria. Tutti assolti. Allora chi è il colpevole?
REAZIONI DELLA POLITICA – “Per gli agenti di custodia non poteva esserci l’assoluzione, non essendoci stato il pestaggio. Per i medici ribadisco quanto detto dall’inizio doveva essere curato e alimentato anche coattivamente. C’è una responsabilità morale di averlo fatto morire di fame e sete”, ha dichiarato il senatore Ncd Carlo Giovanardi. Il sindacato di polizia accoglie invece con soddisfazione la sentenza: “Tutti assolti, come è giusto che sia”.
GIUSTIZIA PER STEFANO – C’è tanto rammarico, perchè ancora una volta si chiede giustizia. Ilaria Cucchi dopo la sentenza ha voluto ribadire il suo pensiero sulla sua pagina di Facebook: “Insufficienza di prove. Per tutti. Non ce l’ho con i giudici, che rispetto. Ma voglio chiedere al dottor Pignatone, procuratore capo della Repubblica di Roma, se è soddisfatto dell’operato del suo ufficio. Voglio chiedergli se quando mi ha detto che non avrebbe potuto sostituire i due pubblici i ministeri che continuavano a fare il processo contro di noi, contro il mio avvocato, e contro mio fratello ha fatto gli interessi del processo e della verità sulla morte di Stefano. Insufficienza di prove. Caro procuratore capo. Su tutto e per tutti. Ma l’importante è tutelare il prestigio dei colleghi. Grazie”.