2015
La pazza storia di Felipe Anderson, il brutto anatroccolo che è diventato cigno: da obiettivo del Real Madrid a ostaggio di un fondo inglese…
È sbocciato, è esploso, per dirla alla romana “si é svejato”. Se l’è presa comoda il giovane Felipe, criticato da tutto e da tutti per un annetto abbondante. Bisognava aspettarlo, attenderne la fioritura, la Lazio lo ha fatto e di questo ne va dato il merito: adesso Anderson è diventato un insostituibile della formazione di Pioli a suon di gol, assist e prestazioni eccezionali. Otto milioni di euro spesi per lui nell’estate del 2013 cominciano a diventare una plusvalenza, ma c’è sopratutto la convinzione di avere in casa un fuoriclasse assoluto. Velocità condita a tecnica sopraffina rendono Felipe Anderson devastante nell’uno contro uno, sicuramente il giocatore più in forma dell’intera Serie A e uno dei più in palla in Europa. Le statistiche delle ultime giornate parlano chiaro: con Parma, Atalanta, Inter e Sampdoria sono arrivati 4 gol e 4 assist. Sta ‘spaccando’ qualsiasi difesa si trovi di fronte, ha incantato l’Olimpico, prima ancora la scala del calcio, San Siro. L’Italia si sta accorgendo di lui, la Lazio se lo coccola. Diventerà grande se continuerà ad avere la stessa umiltà.
CHE SI DICE LAGGIU’? – “Il mio sogno è diventare il migliore al mondo, so che è difficile e ci sono tanti giocatori bravi. Credo che sognando e lavorando possiamo un giorno realizzare quello che ora può sembrare impossibile”. Perle di saggezza, di un Felipe giovane Anderson giovane ma voglioso di diventare un calciatore di livello. Chissà cosa diranno, adesso, in Brasile. La sua cessione alla Lazio fu accolta con gioia dal popolo verde-oro, che non riponeva fiducia nelle qualità del centrocampista, ritenuto talentoso ma assai discontinuo. Eppure l’inizio di carriera del numero 7 biancoceleste fu tutt’altro che disastroso: faceva parte del fortissimo Santos di Neymar, era proprio lui il numero 10, il fantasista della squadra. Un infortunio alla caviglia lo limitò fortemente: Felipe non riuscì più a riprendersi, lasciando la ribalta all’amico Neymar. Si disse che era depresso, che era malinconico, che non aveva carattere. La verità è che serviva qualcuno che credesse in lui. Lo rimpiangeranno, adesso, laggiù?
DESTINO CHIAMATO LAZIO – La Lazio scovò Felipe Anderson nel 2012, l’idea era quella di portarlo a Roma la stagione seguente. A quel tempo faceva gola a squadre da tutto il mondo: dal Milan e l’Inter in Italia, alle big della Premier League, fino al Real Madrid. Nel gennaio del 2013 si presentò l’occasione di acquistarlo subito: si mise in piedi una trattativa estenuante e il risultato fu deludente. Passano sei mesi: l’interessamento biancoceleste c’è ancora. Riparte la trattativa: Tare vola in Brasile, resterà lì una settimana. Per tante volte ha pensato di far saltare tutto e tornare in Italia. Perché? Perché in Brasile hanno il brutto vizio di ‘sperperare’ i cartellini dei giocatori, ergo Felipe Anderson apparteneva sì al Santos, ma anche ad un fondo inglese. Mettere d’accordo tutti fu un compito delicatissimo e quantomai complicato per il dirigente albanese, che a distanza di un anno e mezzo può raccogliere i frutti di una fatica davvero enorme. Circa 7,8 milioni accontentarono le parti in causa: oggi il cartellino di Felipe Anderson è soltanto di Lotito. Se gli parlate della convocazione col Brasile lui vi risponderà che l’obiettivo è allenarsi e fare bene con la Lazio. Il presente dice derby: con il ritorno nel blocco dei titolari di Candreva è impensabile che FA7 possa accomodarsi in panchina. Pioli, adesso, non può proprio fare a meno di lui.