2015
Parolo, il vero protagonista di questa Lazio: terza doppietta in Serie A
Il suo gesto di recuperare la palla dalla rete dopo il sinistro volante, che era valso il momentaneo pareggio della Lazio contro il Milan, è già nel cuore dei tifosi biancocelesti e per tanti versi somiglia all’urlo Mundial di Tardelli. Il silenzioso Parolo grida così la voglia di riscatto, sua e di tutta la squadra. Gli occhi dicono tutto. Suona la carica e la truppa laziale lo segue sulla strada che porta alla Champions. Tre colpi al Diavolo che finisce fragorosamente al tappeto, ed ora per la Lazio sognare è più lecito che mai. La nord lo incorona, insieme al già imperatore Klose, in una notte che unisce idealmente passato e presente con quell’aquila stampata sul petto. Sinistro-destro letali, e il centrocampista biancoceleste vola al secondo posto della classifica marcatori laziale. Cinque centri, due in meno del compagno di reparto Mauri e di un bomber di razza come Djordjevic. Un compleanno così poteva solo sognarlo. Marco Parolo ha spento ieri trenta candeline, su una torta dove ha messo due deliziose ciliegine. Intensità, grinta, cuore, muscoli e gol: questo è Marco Parolo.
TERZA DOPPIETTA – Il numero 16 biancoceleste non è nuovo alle doppiette: quella di sabato è stata la sua terza in serie A. E, casualmente, le ha messe a segno sempre contro club lombardi. Nella passata stagione, con la maglia del Parma, ci è riuscito due volte. La prima alla quinta giornata contro l’Atalanta. La seconda ancora contro il Milan alla nona giornata.
DESTINO SEGNATO – In campo non ruba certo l’occhio con giocate alla Cristiano Ronaldo, ma ha carattere da vendere. Mai sopra le righe, predilige lavorare con la testa bassa piuttosto che urlare. È un leader silenzioso, che si è conquistato lo status d’intoccabile nell’undici di Pioli. È il giocatore più utilizzato della rosa biacoceleste, con ben 1.690 minuti giocati su 1.800 totali. Diciannove presenze su venti gare: ha saltato la partita contro l’Atalanta, ma solo per squalifica. È stato sostituito unicamente in due circostanze, contro Empoli e Napoli, risparmiandosi in tutto appena 20 minuti. Nella Lazio ha riadattato le sue caratteristiche per soddisfare le esigenze di Pioli. Gioca qualche metro più indietro rispetto alla posizione che ricopriva a Parma, e questo non gli consente di andare spesso al tiro. Ma grazie alle sue capacità d’inserimento riesce lo stesso ad essere offensivo. Il tecnico laziale gli chiede molta densità in mediana: Parolo corre per due e lotta come un leone. Il suo destino era probabilmente già scritto. E l’aneddoto è di quelli più belli per un giocatore che ha fatto tanta gavetta. Lui e Prandelli si incrociarono nel 2008, durante un’amichevole estiva tra il Verona, squadra in cui militava Parolo, e la Fiorentina. A fine gara, l’allenatore viola ed ex ct dell’ Italia si mostrò molto contrariato per il pareggio, e le sue parole furono: «Dovremmo avere tutti la grinta di Parolo, che gioca due categorie sotto di noi». Oggi, a 7 anni di distanza, Marco è un punto fisso della Nazionale e il cardine della Lazio di Pioli. Corri Parolo, corri.
La Gazzetta Dello Sport