2015
Miro continua a stupire: nono gol stagionale. E il fattore K non tradisce
Palla a Klose e s’abbracciamo, recita un adagio dei tifosi della Lazio. Anche al Sant’Elia è stato così. Fa brillare gli occhi, questo Miro. Sgambetta per il prato verde di Cagliari con la voglia di un ragazzino alle prime apparizioni. Accelerazione di Anderson e il tedesco che esulta per la sua nona perla stagionale, la quinta ai sardi. Solo al Bologna aveva rifilato un’altra cinquina, quella volta però tutta concentrata in una gara. Il Cagliari è una delle sue vittime preferite, tanto è vero che quando l’incrocia lo punisce sempre. All’andata siglò addirittura una doppietta. Stavolta si è accontentato di un piattone che vale il gol numero 50 con la maglia della Lazio. Nessun digiuno nel sabato prima di Pasqua, questo Miro ha fame e non vuole certo fermarsi visto che è a solo 3 marcature dal record nella sua prima stagione in biancoceleste.
TANTA VOGLIA – Segna il gol ed esulta alla sua maniera, con quell’ok che sembra voler dire: «Questa è la strada giusta per arrivare in Champions». Terzo posto consolidato grazie anche alla sua resurrezione. Nella prima parte di stagione sembrava un giocatore finito, tanto che Pioli gli ha sempre preferito Djordjevic. Una scelta mal digerita da Miro che ha accusato qualche mal di pancia nel corso della stagione. Poi il patto con il mister e i suoi compagni, che lo considerano il vero leader di questa squadra. Un esempio per tutti, dai giovanissimi ai veterani. Non si risparmia mai, nemmeno in allenamento quando alla fine di ogni sessione raccoglie i palloni. Ieri al Sant’Elia ha dato la prova, se ancora ce ne fosse bisogno, che lui è un campione di quelli con la c maiuscola. Dopo la rete si è messo totalmente al servizio della squadra. Pioli gli ha chiesto una gara di sacrificio nel momento più delicato del match e lui ha ubbidito. Più volte è tornato in fase di copertura aiutando I suoi compagni sia a centrocampo che in difesa. Pioli gli ha poi concesso gli ultimi dieci minuti di riposo e gli applausi dei laziali presenti in terra sarda. Mercoledì sarà ancora lui a guidare l’armata biancoceleste a Napoli in una partita che vale una grossa feta di stagione.
FATTORE K – K come Klose ma anche come Keita. Devastante l’impatto del giovane spagnolo sulla gara. Era successo già a Torino che il gioiello nato nella cantera del Barça entrasse a gara in corso cambiandone le sorti. Due rigori procurati, dubbio il secondo, più l’urlo del gol strozzato in gola per l’intervento prodigioso di Balzano sulla riga di porta. Sembra ormai un tabù la marcatura per il giovane laziale. Ma nessun problema perché non c’è spazio per gli egoismo in questa squadra, tutti remano dallo stesso lato per tagliare un traguardo che sembrava impossibile ad inizio anno. Non ha segnato ma aver aiutato i suoi compagni a vincere rende felice lo stesso Keita: «Ho provato a dare una mano alla squadra, penso di esserci riuscito. Abbiamo raggiunto sette vittorie consecutive, corriamo e giochiamo sempre per il compagno e dobbiamo continuare così. Parlo a nome della squadra, guardiamo partita dopo partita, dobbiamo restare tranquilli e rimanere con i piedi per terra. Mi sono trovato benissimo con tutti, con Biglia, Cataldi, De Vrij. È bellissimo giocare con questi compagni».
Il messaggero