2015
L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Anarchia biancoceleste: la società intervenga per riportare l’ordine
Le due settimane di sosta dovevano servire a risolvere i problemi della Lazio, ma così non è stato. Ieri in campo è scesa la solita squadra, priva di idee e di gioco che non riesce ad andare oltre un pareggio interno contro un modestissimo Palermo. Nonostante il ritorno al 4-3-3, modulo in grado di regalare gioie e sogni nella passata stagione, la musica è sempre la stessa. Qualcosa nella testa dei giocatori da questa estate è cambiato. E’ ormai evidente che il tecnico è stato abbandonato e ognuno pensa a coltivare il proprio orticello, senza minimamente curarsi del bene della squadra. In questi casi i giocatori più carismatici e rappresentativi dovrebbero avere una minima reazione d’orgoglio ma così non è. Queste due settimane di sosta hanno dimostrato che i problemi non sono nelle gambe, nei moduli o nelle scelte, ma sono esclusivamente dentro lo spogliatoio di Formello. Non è un caso che giocatori del calibro di Biglia, Candreva e tanti altri, con le loro nazionali offrano prestazioni ottime, mentre con la Lazio non riescano mai ad incidere. Un altro segnale che testimonia lo sgretolamento del gruppo, lo si può cogliere durante la partita di ieri, quando Murelli si alza dalla panchina per andare a riprendere Mauricio, Candreva e Cataldi, molto critici verso la prestazione dei propri compagni. Non tutti remano dalla stessa parte e questo è un grande problema. Impossibile pensare che un allenatore sulla panchina della Lazio non possa durare più di una stagione. Solo un anno fa Pioli ha dato il la all’esplosione di Felipe Anderson, alla consacrazione definitiva di Biglia, alla rinascita di Marchetti, alla seconda giovinezza di Klose. Dov’è finito quel gruppo che cantava l’inno a squarciagola, durante il ritiro di Auronzo, dopo la vittoria in coppa Italia, o dopo la conquista del terzo posto? In pochi mesi questi giocatori hanno riportato migliaia di persone allo stadio, facendole riappropriare di quella lazialità che da qualche anno non sentivano più loro. La Lazio di Pioli fino a qualche settimana fa era un modello per tanti club, italiani ed europee, ma adesso di quella squadra sembra esserci rimasto veramente poco. Le colpe sono da ripartire tra società, staff tecnico e giocatori, ma la sensazione è che anche questa volta a pagare il conto sarà il meno colpevole, mister Pioli come accaduto anche con Petkovic. In tal senso preoccupa l’assoluto immobilismo della dirigenza che non sta facendo nulla per zittire i rumours, e che anzi si è fatta sentire per mezzo dei comunicati del presidente Lotito, soltanto in occasione dei risultati positivi. Impensabile cambiare 30 giocatori a gennaio, più facile affidarsi ad una nuova guida tecnica e riiniziare un nuovo ciclo, l’ennesimo. L’importante è che qualsiasi sia la decisione, venga presa al più presto. Andare avanti così, facendo finta di niente, comprometterebbe sempre di più una stagione pessima, ma ancora salvabile. E’ tempo di rialzarsi, i bonus sono terminati.