2013
Breve guida sulla crisi della Lazio: i problemi biancocelesti in cinque punti
Dieta di gol, le assenze, il calo fisico, l’impegnativa Europa League e la conseguente influenza negativa. Queste cinque principali aspetti hanno trascinato la Lazio dal sogno del terzo posto all’incubo di non poter raggiungere l’Europa attraverso il campionato. Ecco, quindi, una breve guida sulla crisi biancoceleste fornita da Lazionews24.com.
1) A stomaco vuoto – La Lazio non segna da 344 minuti. L’ultimo gol è stato firmato da Hernanes, dal derby di Roma del 7 aprile, quando al 16′ del primo tempo il brasiliano portò in vantaggio i biancocelesti con un tiro da manuale. Lo stesso Profeta non andava a segno da quasi due mesi. E ora, dopo quella rete che aveva esaltato il popolo laziale, la squadra di Vladimir Petkovic non è più riuscita a gonfiare la rete. La vena realizzativa di Klose si è interrotta al 15 dicembre, dalla vittoria in extremis sull’Inter. Da quel momento, complici i due mesi di infortunio, il tedesco non è più tornato a segnare. La Lazio ha fin qui collezionato 40 gol, piazzandosi al dodicesimo posto nella classifica degli attacchi più prolifici. Un aspetto che appartiene maggiormente ad una squadra impegnata nella lotta per la salvezza. Non ad una rosa che, fino a qualche settimana fa, era abitualmente piazzata nei pressi del podio.
2) Assenze illustri – La Lazio ha dovuto fare i conti con un gran numero di infortuni che hanno messo in seria difficoltà le idee di Petkovic, costretto a schierare una formazione diversa ogni domenica. E, fino a qualche tempo fa, ogni giovedì. Klose, rimasto ai box per due mesi dopo l’infortunio procurato con il Genoa, è ancora lontano dalla forma migliore. Oltre al Panzer tedesco, punta di diamante, in tutti i sensi, di questa Lazio, Petkovic ha visto cadere uno ad uno le colonne principali dello straordinario girone d’andata: Mauri, tornato dalla distorsione ma con qualche strascico, Dias e Konko ancora indisponibili, Floccari, fermatosi sul più bello, durante il suo momento più importante in maglia biancoceleste e, recentemente, gli stop di Biava, Cana, Radu e Lulic. Hernanes, quasi sempre presente, almeno sulla carta, non ha mai inciso positivamente nel girone di ritorno. Spesso lento e macchinoso, il Profeta non è più riuscito a “prevedere” e stupire come invece aveva abituato il pubblico laziale nel girone d’andata.
3) Aprile dolce dormire – Gli impegni sui tre fronti hanno spremuto una rosa piuttosto ristretta, tra infortuni, squalifiche (tante, troppe) ed esclusioni pianificate dalla società. L’ambiente biancoceleste ha ormai imparato a convivere con la politica del presidente Lotito: o sei con la Lazio, o sei fuori. Da qui, però, servirebbe una presa di coscienza e restaurare, o meglio completare, un organico ridotto quasi all’osso. Il mercato di riparazione ha portato a Roma solo Bruno Pereirinha, impiegato non troppo volentieri da Petkovic in posizione di terzino destro, e Louis Saha, arrivato a tempo scaduto e mai entrato nei meccanismi della squadra biancoceleste, preso al posto del partente Tommaso Rocchi. Un mistero. Considerate le diverse defezioni e le esclusioni dei vari Cavanda, Diakite e Zarate, la rosa messa in mano a Petkovic non era abbastanza rigogliosa per pretendere di continuare la marcia trionfale intrapresa nei primi mesi della stagione.
4) Europa League, arma a doppio taglio – Che la cavalcata europea della Lazio abbia esaltato un intero popolo, non c’è alcun dubbio. Peccato, però, che, dopo la sfortunata trasferta di Istanbul contro il Fenerbahce, Ledesma e compagni non hanno saputo rimettere in pista una squadra sempre più in riserva. La doppia sfida con la formazione turca, arrivata forse nel momento più delicato della stagione, ha evidenziato tutto il calo fisico e mentale di una squadra che, forse, aveva già dato tutto. Non è bastato l’assedio dell’Olimpico per rinfocolare i sogni europei. Non è bastata l’eliminazione, con il conseguente “riposo”, a rimettere in sesto una rosa evidentemente provata. Le soluzioni a disposizione di Petkovic, tra giocatori e moduli da adottare, sono sempre quelli che sono.
5) La dea bendata è cieca, ma la sfortuna ci vede benissimo – E così, quando si stenta a decollare e le cose non girano, la mala sorte trova sempre terra fertile. Vedi la rete annullata a Kozak contro il Parma, in millimetrica posizione di fuorigioco. Un off-side innegabile, ma che a volte, comprensibilmente, sfugge agli umani sguardi della cinquina arbitrale. Non domenica, però. Salgono così a 5 le trasferte senza gol della truppa di Petkovic, mentre risale ancora al 22 dicembre 2012 l’ultima vittoria lontano dall’Olimpico, da quel Sampdoria – Lazio, decisa dalla rete di Hernanes. Tutta questione di sfortuna? Certo che no. Distrazione, poca concentrazione e ancora meno lucidità sono i tre principali ingredienti dell’amara ricetta biancoceleste. Servirà una “rivoluzione mentale” per tornare in carreggiata e concludere al massimo un’annata che, fino a qualche tempo fa, aveva fatto gridare al miracolo parte dell’opinione pubblica laziale. Si è passati dal terzo posto al rischio di non arrivare in Europa dal campionato. Il tutto, con ancora una finale di Coppa Italia da disputare contro la Roma. Per cambiare, come Jovanotti insegna, serve un pensiero positivo. Ma per farlo la Lazio deve tornare viva.