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Calori: “Triste vedere lo stadio vuoto, il calcio è della gente. Derby? Possibilità di riscato”
In vista dell’attesa sfida di domenica, Alessandro Calori è intervenuto a “I Laziali Sono Qua”, trasmissione radiofonica di Elleradio.
Sullo stadio semivuoto per il Derby – “Vedere l’Olimpico vuoto è triste. Il calcio dovrebbe essere della gente, del popolo. Bisognerebbe fare un passo indietro, rivedere le due curve piene di passione, quello è il vero derby. Il calcio trasmette amore, rappresenta una città, i colori. Senza non è la stessa cosa. E’ una sconfitta e tutti dovrebbero domandarsi il perchè”.
Sul Derby – “Per la Lazio è una partita importantissima, il resoconto di una stagione programmata in un modo e purtroppo per tanti accadimenti, infortuni e altro, non andata bene. La Lazio ha la possibilità di riscattarsi, mi aspetto una partita dalle emozioni molto forti”.
Sui motivi della stagione deludente della Lazio – “I perché non li so. Di solito la continuità porta a dei risultati. I giocatori sono gli stessi della passata stagione. Una cosa che mi ha colpito in negativo già dall’inizio è quella relativa alla fascia di capitano. Bisognerebbe pensare più al gruppo e meno all’individualismo. Poi c’è stata l’eliminazione dalla Champions e poco dopo l’infortunio di De Vrij. Quando si sommano tutte queste cose diventa tutto difficile da recuperare”.
Sui giocatori da cui ripartire nella prossima stagione – “Biglia è un giocatore di livello mondiale, un regista che dopo Pirlo è il più forte in assoluto, non vedo altri giocatori con le sue qualità. De Vrij è imprescindibile. C’è Milinkovic che è un giocatore straordinario. C’è Cataldi, che potrebbe essere un grande capitale e potenzialmente può diventare un giocatore come Nesta, un simbolo di lazialità. Felipe Anderson quest’anno ha fatto male, ma ha grandi qualità. Non so cosa farà Candreva a fine stagione, ma è un altro che potrebbe essere determinante. Il materiale da cui ripartire c’è, ci vogliono i campioni veri e in Italia ce ne sono pochi. Fai fatica a prenderli, ma non solo la Lazio. Prima i più grandi venivano qui, adesso arrivano e non appena esplodono se ne vanno”.