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Veron: “La Lazio è stata una delle tappe più bella della mia vita. Tornare a Roma? Solo se ci fosse un progetto valido…”
Ritorno al passato, quando fantasia e personalità nella Lazio erano al potere e coincidevano con successi e prestigio. Magie di un epoca mai dimenticata, classe e tecnica che infiamma ancora a distanza di anni. Juan Sebastian Veron, al secolo riconoscibile come la ‘Brujita’, oggi è tornato a parlare di Lazio sui 98.100 di Radiosei, nella trasmissione ‘Nove Gennaio Millenovecento’. Si parla di tutto, non si può non ripartire dall’origine di tutto: “La Lazio è stata una delle tappe più belle della mia vita, calcistica e sociale, mai è successo di aver provato la sensazione di non aver fatto tutto per questa maglia. Ho tanti ricordi belli, anche nelle sconfitte. Ho trovato una città e della gente stupenda, è speciale poter vivere in tranquillità. Se devo citare un momento solo penso allo Scudetto, alla partita della Juventus con il Perugia, la festa al Circo Massimo. Vedere tutta quella gente è stato eccezionale, solo nell’Estudiantes mi è capitata una cosa simile. Solo dopo ti rendi conto l’importanza di quei momenti, quasi ti penti che sia passato così tutto velocemente. Rispetto al discorso tecnico, penso che quel gruppo poteva fare qualcosa di più nella Champions, ma quello che resta è un periodo incredibile per la storia della Lazio”. Veron come perno di un centrocampo fantastico composto anche dai vari Nedved, Conceicao, Simeone, Almeyda e Stankovic: “Grande mediana, ma tutta la rosa è fortissima partendo dalla linea di difesa con il migliore di tutti Nesta e gli altri. Era una rosa importante, il problema è che in quegli anni la concorrenza era importante, non c’erano solo due squadre a competere, ma tante altre”. Ora Veron veste i panni di presidente all’Estudiantes: “Mi porto l’esperienza che mi hanno trasmesso Zoff e Cragnotti, quella era una società molto presente sopratutto nei momenti difficili. C’era un rapporto sincero e quello mi ha aiutato ad inserirmi anche come dirigente”. Oggi la Lazio è guidata da un club molto lontano dalla propria gente, una spaccatura quasi insanabile: “Bisogna vedere cosa sente questa dirigenza oggi, cosa prova per i colori e per la gente. Se fossi in una situazione del genere, spero mai, cercherei mi farei da parte, lascerei la società a chi può far sognare i tifosi. Oltre a dare sicurezza gestionale c’è la passione dei tifosi, la gente vuole sognare, se tu non sei in grado di farlo dopo tanto tempo forse è arrivato il momento di andare via. Io ragionerei così, farei questo”. Il rapporto di Veron con la società Lotito: “Se ci fosse un progetto valido perchè no, è stato un pensiero, ma le società oggi ragionano pensando anche a questioni economiche. Sicuramente mi piacere tornare alla Lazio, lo stesso ha detto anche Simeone e sarebbe bello portare un po’ di aria nuova. Se ci fosse un giorno la possibilità per dare una mano noi saremo presenti. Io non mi aspetto mai nulla, la cosa bella è sapere che i tifosi della Lazio ancora mi vogliono bene e che mi ricordano. Il resto non conta, i dirigenti passano, quello che rimane sono i colori sociali e i tifosi. Se io sono nei loro pensieri sono felice. Questo conta, non se sono stato accolto bene quando sono tornato all’Olimpico, non se ho fatto o no giri di campo. Io ho avuto sempre voglia di avvicinare l’Estudiantes alla Lazio, è stata la prima società a cui ho pensato, ma non ho avuto contatti”. Oggi, il tecnico della Lazio è Simone Inzaghi: “Ricordando come era da calciatore è difficile pensare che oggi faccia l’allenatore, ma c’è un’evoluzione che ti premia. ora deve approfittarne, spero di cuore che possa fare carriera. Se è lì è perchè ha qualità”. A proposito di Inzaghi, hanno fatto parlare le sue dichiarazioni su Biglia: “Non era facile giocare nella nostra Lazio, magari comincerebbe dalla panchina. Forse gli avremmo lasciato gli ultimi 10′”, conclude Veron.
Fonte: Radiosei.it