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L’analisi tattica di Chievo-Lazio
Rispetto al match contro la Juventus, Simone Inzaghi ritorna alla difesa a quattro. Coppia centrale composta da De Vrij e Bastos, riconfermata dopo la convincente prestazione contro i campioni d’Italia in carica, con Basta e Radu (preferito a Lukaku, meno abile del rumeno in fase di marcatura), ad agire sulle corsie esterne. Mediana composta da Parolo, Biglia ed il più mobile Lulic rispetto al più muscolare Milinkovic; tridente d’attacco con Immobile, supportato ed assistito da F. Anderson a destra e Kishna a sinistra. Sull’altra sponda invece, Maran sceglie il consueto 4-3-1-2. La difesa a quattro, rispetto alle precedenti uscite, è pressoché identica, fatta eccezione per Gamberini che figura nell’undici di partenza al posto di Cesar, rientrante dagli impegni con la Slovenia. Solito centrocampo di sostanza e dinamismo con Hetemaj, Radovanovic e Castro. La qualità di Birsa infine, a supporto delle bocche di fuoco Meggiorini e Pellissier, quest’ ultimo, a sorpresa, preferito in un primo momento ad Inglese.
PRIMO TEMPO – E’ una prima frazione, inaspettatamente priva di emozioni ed occasioni da rete. I biancocelesti, forse anche per il gran caldo, fanno poco pressing sui portatori di palla avvesari, dunque i clivensi sono liberi di attuare il proprio, caratteristico possesso palla, fatto di passaggi corti e semplici, uniti a tanta circolazione della sfera. L’attacco è praticamente inconsistente ed il costante movimento di Immobile su tutto il fronte offensivo, risulta il più delle volte vano perché sulle ali, sia Kishna che Anderson, non saltano praticamente mai l’uomo, provando a creare la superiorità numerica. La difesa di casa, non corre dunque alcun affanno e si concede il lusso di portare il baricentro basso poiché non c’è bisogno di attuare la trappola del fuorigioco. Buona la prova anche della difesa dirimpettaia; l’intesa tra Bastos e De Vrij cresce con il passare dei giorni ed in fase di marcatura, i due aquilotti sono sempre attenti e precisi. Stessa cosa non si può invece dire per i calci piazzati. Il primo campanello d’allarme a suonare la melodia della distrazione, rintocca già nel primo tempo dove l’unica occasione dei primi quarantacinque minuti, costruita dal Chievo, arriva proprio da un calcio piazzato quando Cacciatore svetta indisturbato in area, trovando però la reattiva opposizione di Marchetti.
SECONDO TEMPO- Il match cresce di intensità e si infiamma proprio in occasione di un errore della difesa laziale sugli sviluppi di un corner. Gamberini nell’occasione ringrazia e ritorna a segnare dopo anni di astinenza. Da lì’, finalmente la mossa di Inzaghi, una mossa che forse avrebbe fatto qualsiasi tifoso; dentro Keita per l’evanescente Kishna e di colpo l’attacco sembra ringiovanire. Il suo ingresso è una premonizione perché dopo pochi minuti, il senegalese ci mette la testa dopo una sponda in area di rigore, servendo un succulento assist a De Vrij che di giustezza infila la porta veneta, sempre con il capo. A questo punto le squadre si allungano, forse anche a causa della stanchezza. Le due linee mediane vengono sistematicamente saltate e scompaiono dai radar del gioco, il Chievo continua a far paura con i calci piazzati scodellati soprattutto dalla corsia di destra dove Basta, anche poco aiutato da Anderson in fase di ripiegamento, non riesce a contrastare l’intraprendenza di Gobbi e la Lazio dal canto suo, inizia a tirare maggiormente verso la porta avversaria. Neanche i successivi cambi sortiscono però gli effetti sperati da entrambi i tecnici. Da una parte entra Inglese al fine di dare maggior peso all’attacco, dall’altra Djordjevic e Milinkovic ma la partita scivola via senza regalare più nessun goal. Il confronto degli “errori su calci piazzati”, si conclude così senza vincitori né vinti.