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L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Nella notte dei disastri milanesi l’unico sorriso lo regala Strakosha
Sembrava la volta buona. I primi 30 minuti fino al gol di Bacca davano l’impressione che questa volta fosse quella giusta. Poteva essere e non è stato. Colpa dei troppi errori, colpa delle disattenzioni, colpa di una squadra troppo confusionaria.
Partita in pieno controllo fino al suicidio di Parolo che spiana la strada al vantaggio rossonero, da lì in poi solo Milan e poca Lazio. Successo assaporato e mai gustato.
Automaticamente gli anni di digiuno a San Siro salgono a 27 e questo è un dato che fa venire i brividi, se poi si pensa che nemmeno la Lazio “cragnottiana” è riuscita a interrompere questa sfilza di insuccessi, lo spirito di rassegnazione prende il sopravvento. Tabù da sfatare? Tutto rimandato a data da destinarsi.
CONFUSIONE TATTICA – Oltre ad essere in campo la confusione è anche nella testa dell’allenatore. Per sua stessa ammissione non aveva mai cambiato il modulo in carriera, mentre da qualche settimana a questa parte, sembra la cosa più semplice e scontata da fare. C’è bisogno di un’identità, di un modulo ben preciso, di un credo tattico da sposare e portare avanti.
Cambiando e ricambiando solo a seconda di un risultato o di una partita, rischia di alimentare nella testa dei calciatori la tanta confusione già presente.
Problema di modulo, problema di scelte. Confermati 9/11 del successo contro il Pescara, nonostante il Milan avesse avuto un giorno in più per recuperare, se poi ci si aggiungiongono gli infortuni di Biglia e Marchetti, oltre alla panchina di Keita e Felipe, la frittata è completata. Impensabile pensare ad una Lazio priva di 4 dei suoi calciatori più forti, che esce da San Siro con i punti. Nonostante ciò, l’approccio alla partita è stato buono: tante occasioni nei primi minuti, ma poco cinismo sotto porta. Da lì si deve ripartire, da quella mezz’ora iniziale in cui non si è concesso niente e si è creato tanto. Non crocifiggiamo nessuno, siamo ancora alla quinta giornata e la parola d’ordine deve essere “lavorare”. Due anni fa la Lazio di Pioli a questo punto della stagione, aveva soltanto 6 punti, contro i 7 attuali di Inzaghi, quindi…
«CIAO A TUTTI SONO THOMAS» – Incredibile la vita, riserva sempre soprese. Passi tutta l’estate con la valigia in mano aspettando qualche chiamata dalla B, poi il 31 agosto parte Berisha e diventi il vice-Marchetti. Finita qui? Nemmeno per scherzo.
Un bel giorno arrivi alla “scala del calcio” e ti dicono che il tuo amico Federico ha un problema al polpaccio. Ci proverà, ma sarà difficile, quindi tocca a te. Tanto per capirci nella distinta consegnata all’arbitro un’ora prima del match, il titolare era l’ex Cagliari, quindi seppur in pre-allarme dal pomeriggio, la conferma dell’esordio arriva soltanto a pochi minuti dall’inizio.
Thomas Strakosha, 21 anni e capitano della nazionale under 21 albanese. I pregiudizi per la stessa nazionalità del direttore sportivo si sono sprecati, ma lui tappa le orecchie e scende in campo come fosse un veterano. L’emozione potrebbe giocargli un brutto scherzo invece dimostra di avere sangue freddo: incolpevole sui due gol, compie più di una bella parata. «La più difficile? Quella sul tacco di Bastos» – conferma a fine partita.
Quello del portiere è un ruolo delicato, non può sbagliare, se commetti errori è finita. Provoca qualche brivido ai suoi compagni in avvio, quando il pallone gli scappa dalle mani e si dirigeva verso la linea di porta; con molta tranquillità e senza farsi prendere dal panico, si allunga e blocca.
Da lì in poi solo qualche incertezza sulle uscite, ma ad un portiere di 21 anni si possono perdonare cose peggiori.
Fa quasi tenerezza vederlo buttato nella mischia così: con il viso innocente di chi riesce a mascherare l’emozione e la paura di vedersi bruciare appena dopo una partita.
Il ragazzo non trema, c’è e si farà. Marchetti dovrebbe star fuori parecchio per lo stiramento, quindi difendere i pali biancocelesti toccherà a lui. In estate ha preso il numero 1, a testimonianza della tanta personalità e delle ambizioni che non sembrano frenarlo.
Forza Thomas, ora tocca te. Prenditi applausi, allontana lo scetticismo. E che questo sia solo l’inizio…
FUTURO – Come detto nel pre-partita da Tare, in questo avvio di stagione hanno esordito in prima squadra tre ragazzi che nel 2013 alzarono lo scudetto Primavera, (Lombardi, Murgia e Strakosha) a cui vanno aggiunti Keita e Cataldi, ormai da due anni nel mondo dei grandi.
Le potenzialità per fare bene ci sono, ma la squadra è giovane e bisogna lavorare molto per trovare la giusta amalgama. Keita e Luis Alberto non sono ancora al top della condizione, Bastos arriva da un calcio totalmente diverso, così come Lukaku. Bisogna essere pazienti, quando si cambia tanto non si possono pretendere risultati nell’immediato. Il gruppo è giovane (età media 24 anni) e può regalare grandi soddisfazioni, ma non bisogna caricarlo di pressioni e di aspettative. Anche Inzaghi ha molto da migliorare e da sconfitte come queste si può solo imparare.
Da oggi bisogna lavorare in vista dell’Empoli e dimenticare questo incidente di percorso. Domenica non sono ammessi altri risultati al difuori della vittoria.