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Auguri Piola, la figlia: «Il celeste della maglia lo aveva nel cuore. Totti? Spero mio padre conservi il record»
Il più grande attaccante italiano di tutti i tempi ed ex calciatore della Lazio, Silvio Piola, avrebbe compito oggi gli anni. Per l’occasione, ai microfoni di Radio Incontro Olympia, è intervenuta la figlia Paola: «Grazie per esservi ricordati ancora una volta di mio papà, per aiutarlo a essere un ricordo utile per il calcio italiano. Non ci si abitua alle cose belle, perché ci aiutano quotidianamente ad andare in un mondo bellissimo».
Il ricordo più bello e quello più amaro – «Quelli belli vengono fuori nella continuità e sono quelli di gioco. Papà aveva queste parti piccole che vengono fuori dal calcio. Lui era così a 360°, trasformava tutto in un gioco motorio. Era sempre l’occasione per chi faceva il salto più lungo, il salto più alto, il salto della corsa. È stato una miniera di insegnamenti fondamentali per la crescita del bambino. Ha anche distrutto parecchi amichetti che non avevano tutta questa voglia di cimentarsi. Anche quando è diventato nonno, vederlo guardare i pulcini giocare lo divertiva. Adesso purtroppo il calcio piccolo viene adultizzato. Io non ho mai avuto l’idea di avere un padre famoso, un po’ perché Vercelli è provincia, un po’ perché io e Dario siamo nati a fine carriera quando era a Novara. Lo salutavano tutti e lui ci diceva semplicemente che erano amici. L’amarezza? Quando ha smesso di giocare nel ’54 ha riattivato la sua passione diventando allenatore. Lui faceva quindi 15 giorni fuori e 15 a casa. Eravamo disturbati dalla telefonata di Furio Valcareggi alla domenica».
Totti avvicina Piola – «L’augurio che posso fare a mio papà è di conservare questo record. Non facciamo gli ipocriti. Ho stima per Totti e la sua appartenenza è un messaggio importantissimo in un mondo dove te li ritrovi ovunque, però questi gol poi deve farli. Provaci mi vien da dire».
Piola oggi – «Lui avrebbe comunque trovato il modo di appassionarsi. Quello che mi dispiace molto, e quello che mi piacerebbe fare attraverso un centro studi, è aiutare le nuove generazioni. Il calcio come lo stanno proponendo adesso sta un po’ rivisitando le parti peggiori della scuola. Se guardiamo poi alla Serie A e alla Nazionale non arrivano i campioni che alleviamo».
Piola e la Lazio – «Sono stati 9 anni essenziali per la sua formazione. È sbocciato come uomo. Lui ne parlava come un momento di full immersion, ne era debitore di quegli anni. Lui non voleva andare a Roma perché ha tenuto sempre come punto di riferimento il Nord e pensava di andare all’Inter. La Lazio e la città l’hanno invece accolto a braccia aperte. Il celeste di quella maglia gli è rimasto nel cuore. Papà negli anni mi ha fatto altri regali. Venire a Roma e sentire la gioia che ha infuso, che emozioni».