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Diaconale: «C’è un pregiudizio della stampa italiana contro la Lazio. Tifosi? Mettiamoci alle spalle il passato e ripartiamo tutti insieme»
Nella serata di ieri, era presente a Lazialità in Tv, storica trasmissione condotta da Guido De Angelis, Arturo Diaconale, responsabile della comunicazione biancoceleste che ha voluto iniziare parlando del match contro il Torino: «Francamente con le assenze di sei titolari, su un campo ostico e la tradizione contro, il Torino in forma vista la serie positiva, io ho visto una giovane Lazio che mi ha entusiasmato, ma non sorpreso. Vedo i ragazzi in allenamento, quando entrano e quando escono dal campo e li vedo così determinati, motivati, appassionati per il loro lavoro e per la squadra che mi fa veramente piacere perchè difficilmente si trova un ambiente così disponibile, carico, intenso, forte. lo scorso anno non c’ero e quindi non posso giudicare, poi non sono un tecnico di calcio, ma do molta importanza ai valori umani e ho trovato dei ragazzi con dei forti valori umani, aldilà della professionalità calcistica. Leitner non ha mai giocato perchè l’allenatore reputa necessario far giocare gli altri, ma questo non significa che l’arrivo di Leitner è stato bocciato».
Sui cambiamenti dal punto di vista comunicativo: «Partiamo dal presupposto che non sono qui per fare una rivoluzione, voglio cercare di dare una continuità però nell’innovazione, abbiamo raddoppiato le conferenze stampa. Il nuovo modo di fare comunicazione non è affatto nuovo, sono semplicemente cambiate le condizioni. I risultati non vengono solo dal fattore tecnico o di spogliatoio, ma anche da altri fattori come la tifoseria. Per fare questo cambiamento sono state fatte delle innovazioni. Io considero Inzaghi un allenatore bravissimo, cambiando Keita ha dimostrato audacia, ma vicino ad Inzaghi c’è una persona di grande spessore come Angelo Peruzzi e mi limito a sottolineare lo spessore umano. L’anomalia della Lazio è superabile, più l’ambiente è sereno e meglio va la squadra. Perchè non sono stati fatti servizi sulla squadra ad Amatrice? C’è un pregiudizio della stampa italiana contro la Lazio e contro Lotito. Per superare questo pregiudizio bisogna lavorare molto. La volontà di rimanere soli? Secondo me è una sindrome da assedio, ora dobbiamo metterci alle spalle il passato. Maradona? Ha chiamato cinque minuti prima di venire, sapevamo della possibilità ma c’è stato il dubbio fino a poco prima. La riunione con il Comune di Roma era una riunione tecnica sui problemi della viabilità, che poi è andata vuoto visto che la Roma non ha partecipato. L’Olimpico a differenza di San Siro non ha gli anelli divisori, ci sono dei problemi di sicurezza che non esistevano quando è stato creato. Ci sono problemi che non si riescono a superare se non cambia il clima, è vero che ci sono stati situazioni peggiori, ma Roma è Roma. Purtroppo il Flaminio non si riesce a ristrutturare ne tanto meno si può abbattere e ricostruire. Per me poi, il Flaminio è lo stadio della Lazio in Serie B. Il problema di fare gli stadi della due squadre di Roma non è di volontà ma totalmente politico, al momento non c’è una squadra avvantaggiata a riguardo».
Infine sulla giornata passata ad Amatrice: «Una giornata veramente particolare, nasce dalla sensibilità di Lotito verso la terra in cui è cresciuto e dove ha tante amicizie. Si è creato un rapporto stretto. Io credevo che i calciatori si scocciassero anche solo per il viaggio, invece la partecipazione della gente ha segnato molto i ragazzi. Non è proprio un gemellaggio ma sicuramente un rapporto stretto, la Lazio collaborerà alla ricostruzione ma non solo delle casa ma del tessuto umano, per riportare la gente a rivivere, altrimenti le case rimangono vuote. In tantissimi sono rimasti sorpresi dalla commozione di Lotito su questa vicenda».