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L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Paura di cadere ma voglia di volare: la giovane Lazio studia per un futuro da grande

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Due gol per abbattere il Sassuolo, una vittoria per continuare a stupire, tre punti per iniziare a sognare. Una Lazio non bellissima ma concreta inanella la seconda vittoria in settimana, che sarebbe potuta essere la terza se non fosse stato per quel rigore…
Alle tante assenze si è sopperito con il tanto cuore, tramandato da un allenatore solido e pragmatico, che prima di costruire una squadra di ragazzi ha voluto creare un gruppo di amici. Giocare bene conta ma fino a un certo punto: l’importante è fare una corsa in più per il compagno e lottare fino all’ultimo secondo su ogni pallone, proprio come è stato fatto ieri.
Tanta grinta, tanta fame, tanta Lazio.

GIGANTI BUONI – La saracinesca è stata abbassata, li dietro non si passa. Etichettato dal suo arrivo a Roma già come un “bidone”, Fortuna Wallace sta pian piano facendo ricredere tutti. Non perde mai la marcatura del suo uomo, nonostante il Sassuolo davanti sia una squadra rapida e imprevedibile. Defrel, dopo il pericolo iniziale si rende pericoloso soltanto quando si sposta sull’esterno, ma in occasione del gol è Radu a non essere reattivo. Di testa sono tutte le sue, giganteggia e domina in lungo in largo senza mai far avvicinare nessuno alla porta di Marchetti, che con lui e Hoedt a fargli da scudo, si prende un’altra giornata di riposo.
Proprio l’olandese è per distacco il migliore della retroguardia biancoceleste. Dopo un anno difficile ha saputo rialzarsi e ricominciare tutto da zero, facendo però tesoro di tutto ciò che non è andato. La sua crescita è anche merito di qualche mese passato in coppia con de Vrij, al cui fianco tutti riescono ad imparare e a migliorare le proprie prestazioni.
La difesa in questo momento è il reparto maggiormente preso di mira dagli infortuni, ma Inzaghi può stare tranquillo. A proteggere una Lazio “baby” ci pensano due “giganti buoni”.

IMMOBIL-DREAM – Meno palloni tocca più gol realizza. Nelle precedenti partite (quella col Bologna su tute), Immobile aveva creato tanto e realizzato poco, adesso invece si sta verificando il contrario. Nonostante accusi un po’ di fatica, figlia delle tante partite ravvicinate, ora Ciro è diventato letale sotto porta. Anche ieri prima di mettere a segno il 2-0, erano poche le sue azioni degne di nota, ma poi come i grandi attaccanti arriva una palla sporca in area e la butta dentro. Nove gol in undici partite con la Lazio, a cui se ne aggiungono tre in altrettante presenze con l’Italia.
Numeri da capogiro per quello che è stato il vero colpo dell’estate, voluto fortemente da Inzaghi quando più nessuno sembrava voler scommettere su di lui.
Pagato 8.5 milioni di euro, è stato sicuramente per rapporto qualità-prezzo, uno dei migliori acquisti dell’ultima sessione di mercato, basti pensare alle cifre da capogiro spese dai top-club per calciatori plus valutati e meno validi del bomber di Torre Annunziata. Ora Immobile ha trovato la sua reale dimensione in una piazza che lo ha amato sin da subito.
La corsa sfrenata sotto la Nord è il segno del grande legame instauratosi tra la tifoseria e il loro nuovo idolo.
Il cammino insieme è appena iniziato e se Ciro continuerà a segnare anche quando sembra non essere in giornata, quest’anno ci sarà da divertirsi… D’altronde “IMMOBILdream” non vende sogni, ma solide realtà. Come si fa a non amarlo?

LAZIO FIGLIA DI INZAGHI – Una squadra giovane per un padre giovane. Per Simone sono tutti uguali e sono tutti suoi figli. Il bastone e la carota. Un rimprovero per imparare e un complimento per migliorare. Inzaghi ha costruito una Lazio a sua perfetta immagine e somiglianza: sempre unita, sia nelle difficoltà che nei momenti in cui tutto va a meraviglia. Nello spogliatoio biancoceleste sembra essersi ricreato il clima di due anni fa, quando tutti remavano nella stessa direzioni e sembravano essere prima che calciatori dei tifosi di loro stessi.
Dopo aver sconfitto lo scetticismo iniziale, Inzaghi adesso si sta prendendo le sue rivincite, soprattutto nei confronti di chi lo aveva etichettato come un aziendalista e una scelta di ridimensionamento post-Bielsa. Dall’alto della sua militanza ultradecennale a Roma, “Simoncino” ha saputo subito calarsi in una realtà scontenta e piena di rabbia senza stravolgere niente, ma lavorando in silenzio e facendo parlare i risultati.
Adesso questa può definirsi a tutti gli effetti la sua Lazio: quella dei ragazzi da lui stesso cresciuti come Lombardi e Murgia e di quelli da lui voluti come Immobile, Wallace e Lukaku. Un condottiero leader di un esercito. Un padre a capo di una grande famiglia.
Un nuovo mister che sprizza lazialità da tutti i pori. Solo applausi per chi ha saputo costruire dopo le macerie. A proposito, Bielsa chi?

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