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Aaron Winter: «Baroni mi ricorda Zeman; i suoi allenamenti erano massacranti… Peccato non aver preso quel giocatore!»

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Le parole di Aaron Winter, ex centrocampista della Lazio, sui suoi anni in biancoceleste e i paragoni con la squadra di Baroni

Aaron Winter si è raccontato al Messaggero in una lunga intervista in cui l’ex calciatore della Lazio parla del suo passato in biancoceleste, il presente con Baroni e i prossimi impegni di Europa League con Twente e Ajax. Di seguito le sue parole.

SEGUE LA SQUADRA – «Sì, ho visto tante gare, la sto osservando molto. Non ha iniziato bene, ma ora è cresciuta tantissimo. A Torino avrebbe meritato molto di più, mi sta sorprendendo e divertendo. Il gioco è interessante, frizzante e ha ulteriori margini di miglioramento. Serve tempo, quando si apre un nuovo ciclo».

ARRIVO A ROMA – «No, ora è meglio la Premier, allora la serie A era il miglior campionato del mondo. Solo i migliori in assoluto potevano giocarci, ogni squadra poteva tesserare due stranieri, c’era una scelta selettiva. Affermarsi in Italia voleva dire essere davvero un campione. Erano sedici anni che la Lazio non giocava le coppe europee. Ricordo la grande attesa e quel Lazio-Napoli, con lo stadio pieno e l’entusiasmo…».

LA SUA LAZIO – «C’era la sensazione che la Lazio stesse crescendo. Cragnotti stava investendo tanto e costruendo passo dopo passo una squadra fortissima, con acquisti sempre più importanti. La stagione successiva arrivarono Marchegiani e Boksic, poi Casiraghi, Di Matteo».

ADDIO NEL 1996 – «Volevo vincere subito. Sentivo che la Lazio stesse crescendo, ma ancora non era pronta per lottare per lo scudetto. Infatti ci vollero due o tre stagioni per farle spiccare il volo. Potevo anche andare alla Juve, ma quando mi arrivò l’offerta dell’Inter pensai che fosse una squadra più pronta. Vincemmo la Coppa Uefa, battendo proprio la Lazio in finale, poi lottammo fino all’ultimo per il tricolore, nell’anno del famoso Juventus-Inter di Ronaldo».

I COMPAGNI CON CUI AVEVA LEGATO DI PIU’ – «Avevo una gran sintonia con tutti. Signori, Di Matteo, Bosksic, Orsi, Marcolin, Favalli e ovviamente quel matto di Gascoigne. Con noi sbocciò anche Nesta».

GOL – «Ricordo proprio quello con il Napoli nella gara che ci riportò in Europa, uno ad Ancona sotto la neve. Diciamo che ero uno dei primi centrocampisti che amava inserirsi in attacco con continuità. Ed è il motivo per il quale ho segnato tanto».

ASSIST A SIGNORI NEL DERBY – «Certo, amavo quella partita, l’adrenalina. Appena arrivato nella Capitale la prima cosa che mi era stata detta era la data della stracittadina. Dovevi conoscerla, essere pronto. In città non si parlava d’altro, la settimana prima e quella dopo erano da infarto. Fortunatamente io ne ho perso solo uno, perché quando succede, vivere a Roma diventa quasi impossibile. Quello di Gascoigne lo ricordo molto bene: pareggiammo alla fine».

COSA SI PORTA DI QUEGLI ANNI – «La crescita in tutto. Iniziammo ad allenarci a Tor di quinto, poi sbarcammo a Formello. Ho visto l’evoluzione della Lazio in una grande società».

BARONI GLI RICORDA ZEMAN – «Assolutamente sì, sono molto simili nel gioco. È Zdenek è stato il miglior tecnico che abbia mai avuto, un innovatore, uno che voleva giocare a calcio. L’unica cosa che cambierei erano i ritiri precampionato e gli allenamenti, un sacrificio assoluto: ti faceva correre come un pazzo. Provavi e riprovavi gli schemi, le cose che voleva si facessero in campo. In quegli anni noi partivamo sempre bene, i primi quattro mesi volavamo, poi calavamo a dicembre, per poi tornare a correre a fine stagione. Ma il suo calcio era davvero divertente. Oggi sarebbe impossibile allenarsi così con tutti gli impegni ravvicinati».

NOSLIN – «L’ho visto poco, ma sembra avere talento. Deve svilupparlo, stare concentrato e sereno».

STENGS – «Lo conosco benissimo. Peccato non lo abbia acquistato, sarebbe stato un colpaccio. È davvero forte, bravo con i piedi, ha un incredibile mancino e mantiene la posizione con un dribbling fulmineo. Avrebbe fatto la differenza sulla fascia nel campionato italiano. Ne sono certo».

TWENTE E AJAX – «Il Twente è una squadra ben organizzata, guai a sottovalutarlo. Ha talenti che possono sorprendere tanto. L’Ajax ha avuto problemi interni fra diversi giocatori e gli allenatori negli ultimi anni. Ora hanno preso Farioli, che pian piano sta ricostruendo un gruppo. Non so che squadra sarà a dicembre, ha la tradizione di voler sempre giocare a calcio, ma se non hai la tecnica giusta rischi di soccombere. E la Lazio mi sembra superiore».

RAZZISMO E ANTISEMITISMO – «Ci furono delle scritte in città. Dei messaggi legati al razzismo. Ma io fin da subito non me ne sono preoccupato. Ho sempre pensato che avrei risposto con i miei piedi, con le prestazioni sul campo, ho dimostrato che siamo tutti uguali. E nei quattro anni che sono stato a Roma non ho mai avuto più nessun problema. Anzi, con i tifosi, con la stampa, con i compagni, si è creato un rapporto bellissimo. Lo dico oggi, a distanza di anni e con un pizzico di orgoglio: sono sempre stato a fine stagione uno dei migliori centrocampisti, nella top 11 del campionato. E non era facile in quegli anni. Sono contento di aver cambiato un po’ la mentalità nella Lazio».

CONFLITTO IN ISRAELE – «Sono per la pace senza se e senza ma, quello che sta succedendo non dovrebbe esistere. Stanno morendo troppe persone, mi auguro finisca il prima possibile tutto questo».

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