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Aldo Serena: “Pioli e Donadoni simili. Sapevo avrebbero fatto gli allenatori”
L’ex attaccante di Inter, Milan e Juventus Aldo Serena è intervenuto in collegamento a Lazio Style Radio, 89.3 FM per uma chiacchierata sul mondo biancoceleste. Primo tema il mercato di gennaio: “Il mercato di riparazione difficilmente dà delle occasioni in rapporto qualità-prezzo. C’è chi ha esigenze ben specifiche e le soluzioni sono sempre veloci, mirate e dispendiose. E’ un mercato difficile anche per i calciatori che devono lasciare la squadra a metà stagione ed inserirsi subito in altri organici. Quindi se non ci sono esigenze specifiche per me non serve a molto”.
Il commentatore di Mediaset Premium ha spiegato cosa secondo lui ha rallenatato la Lazio nel girone d’andata: “Il problema della Lazio inizialmente è stato non aver centrato il girone di Champions dopo aver giocato una stagione, quella precedente, alla grande. Una tappa fondamentale della stagione va centrata, soprattutto con una preparazione mirata. E’ stata una cosa che ha segnato, poi ci sono stati anche degli stop di alcuni giocatori che sembravano molto collaudati. Il primo è Keita, un giovane che deve dare continuità alle proprie prestazioni. Così come Felipe Anderson”.
Serena ritiene che la Lazio sia comunque una buona squadra: “L’organico in generale c’è, anche se l’attacco poteva fare molto di più. Alla difesa, con tutti gli infortuni che ha avuto, non si può dire niente. I giovani stanno lavorando bene in tutti i reparti. In generale tutta la squadra la sto vedendo lavorare bene, molto compatta”.
Da attaccante qual è stato, Serena, ha elogiato il lavoro di Filip Djordjevic: “Sotto il profilo organico Djordjevic è un giocatore prestante, può fare un lavoro sporco e faticoso, tenendo su la palla e muovendosi per creare spazi d’inserimento per i sui compagni d’attacco. Sotto rete riesce ad essere anche abbastanza lucido”.
Serena conosce bene sia Pioli che Donadoni, tecnici che saranno protagonisti nella sfida di domenica pomeriggio tra Bologna e Lazio: “Ho giocato a pallone con entrambi. Hanno delle affinità perché sono uomini maturi super professionisti. Hanno vissuto il calcio a 360°, in campo e fuori. Due uomini che si somigliano, ho un ricordo molto vivo e presente di due grandissime persone. Stefano l’ho perso in gioventù, ha girato come calciatore, ma da ragazzo mi sono reso conto che aveva caratteristiche per fare qualsiasi lavoro nel mondo calcistico, dal tecnico al dirigente, un uomo che ama il pallone. Anche con Donadoni avevo capito che avrebbe fatto l’allenatore”.