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Alfaro: «Mi mancano Roma e i compagni alla Lazio. Reja? Lo ringrazio, ma avrei voluto giocare di più»
Dalla Lazio, all’Uruguay, passando per la Thailandia e l’India. Ecco le varie avventure di Emiliano Alfaro negli ultimi anni. L’attaccante è tornato a parlare ai microfoni di Gianlucadimarzio.com, partendo proprio dalla nazione asiatica: «Bella esperienza al Buriram, lì il calcio è considerato! E’ il secondo sport nazionale dopo il Muay Thai. Tra qualche anno migliorerà ancora». Adesso però c’è l’India: «Stanno scommettendo sul calcio, vogliono rendere questa lega ancora più competitiva, quando l’allenatore mi ha chiamato ho accettato subito». L’ex laziale racconta poi la sua giornata tipo: «Colazione, palestra, allenamento e partite alle 7 di pomeriggio. Gli stadi? Sempre pieni, si gioca soltanto 3 mesi l’anno (14 partite) ma l’entusiasmo della gente è contagioso, mi ha colpito. Viviamo in albergo, viaggiamo molto».
Scelta giusta quindi: «Certo, si sta bene. Sono tranquilli, anche se c’è tanto caos. Anche culturalmente c’è differenza». E dell’Italia c’è un po’ di nostalgia: «Mi manca Roma, mi mancano gli amici che ho lasciato, ho tanti ricordi. Alla Lazio arrivai a gennaio 2012 dal Liverpool di Montevideo, inizialmente volevano mandarmi in prestito ma Reja mi chiese di restare. Giocai poco, circa 200 minuti, solamente una volta da titolare. Non ho avuto molte opportunità per esprimermi». Colpa dei tanti campioni, forse? “Anche quello sì, per questo ho chiesto spesso di andare in prestito, ma la società non è mai riuscita a trovare l’accordo con altri club (nel 2013-14 ha passato l’intera stagione da fuori rosa, ndr). Nonostante tutto è stata un’ottima esperienza». Bel rapporto con Reja: “Mi sarebbe piaciuto giocare di più, è chiaro. Ma mi ha lanciato lui e non lo dimentico”.
Qualche attrito con Tare e Lotito: «Io volevo andare in prestito, loro facevano gli interessi della società. Col presidente avevamo opinioni differenti, ma è normale. Fa parte del gioco. Coi compagni invece legai molto con tutti i sudamericani, specie col Tata Gonzalez, uruguaiano come me. Mi manca un po’ a dire il vero, come Ledesma, Biglia, Scaloni. Anche Javier Garrido». Ma il più forte di tutti resta uno: «Miro Klose! E’ stato un esempio, un grande professionista. Molto umile, si allenava sempre con intensità». Alfaro prende esempio e lancia il suo NorthEast con 2 reti realizzate in 3 partite: «Ci stiamo giocando il campionato, non penso al futuro. Certo, far bene significherebbe avere un bel trampolino di lancio per l’avvenire».