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Amerigo Sarri: «Maurizio, allenatore sin da piccolo. Tifava per…»

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Amerigo Sarri, papà di Maurizio, ha svelato qualche retroscena sull’infanzia del figlio , oggi allenatore della Lazio

Amerigo Sarri, papà di Maurizio, si è raccontato in una lunghissima intervista per le colonne del Corriere della Sera. Dalla passione – che sarebbe potuta diventare un mestiere – per la bicicletta, ai ricordi dei sacrifici fatti per mantenere la famiglia, fino alla carriera del figlio: ecco le sue parole.

PASSIONE PER LA BICI – «Nel 1940. Ero con il mi’ babbo e vidi passare Coppi al Giro d’Italia. “C’è uno della Legnano che sta da solo, dicevano”. “Sarà il Bartali”, dissi io. Invece era il Coppi. Avevo imparato a sei anni e non ho mai smesso. Probabilmente sono nato con la bicicletta nel cervello».

MAURIZIO – «Quando iniziò a parlare, parlava bergamasco (ride). Sentiva tutti che chiamano i padri “papà” e lo faceva anche lui. “Nun so’ papà, sono babbo”, gli dicevo, perché in Toscana si usa così. Cominciò a chiamarmi “ba-pà”. Veniva in bicicletta con me. Una volta, mentre era svincolato, gli chiesero che partita gli sarebbe piaciuto vedere, rispose: “Se c’è una tappa del Giro d’Italia o del Giro di Francia, guardo quella. Andava bene nel calcio? Insomma (sorride). Come ciclista poteva fare strada, come calciatore… Aveva un po’ i piedi per conto loro. Era un difensore, uno spogliatore».

CARRIERA DA ALLENATORE – «L’allenatore l’aveva nella testa da piccolo. Metteva in corridoio le figurine dei calciatori e gli faceva fare i passaggi. Era tifoso? Da bambino era per il Napoli. Una volta si andò a vedere Fiorentina-Napoli con la 500 targata Firenze. Sull’autostrada i napoletani ci salutavano. All’arrivo mi accorsi che aveva messo dietro un telone “Forza Napoli!”. Si andò in curva con i napoletani, ma la Fiorentina vinse 2-0».

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