Editoriale
La Lazio gioca a carte a Santo Stefano e cala l’asso di coppe
L’analisi di Lazio-Fiorentina, partita valevole per i quarti di finale di Coppa Italia, decisa da un gol di Senad Lulic
Di nuovo tra le migliori quattro. Ancora Lulic, ancora il 26. Sempre lui, l’uomo di Coppa. La Lazio si siede a tavola a Santo Stefano e fa un sol boccone della Fiorentina. Rivincita presa dopo quel burrascoso ultimo precedente di campionato. Pass staccato per le semifinali di Coppa Italia, competizione con cui i biancocelesti hanno sempre mostrato grande feeling. Due partite separano la squadra di Simone Inzaghi dalla terza finale in due anni, che permetterebbe alla Lazio, di lottare per un altro trofeo, o addirittura due. Quinto posto in Serie A, sedicesimi di Europa League e semifinali di Coppa Italia da giocare. Tre fronti su cui lottare. Tre competizioni in cui si vuole arrivare fino in fondo. Nessuna scelta, nessuna priorità. La Lazio non fa calcoli e vuole prendersi tutto. Ad iniziare dalle coppe, in cui i biancocelesti sembrano trovarsi nel proprio habitat naturale. Quando ci si gioca tutto in 90 o 180 minuti, Inzaghi e i suoi ragazzi tirano fuori gli artigli. Tra quattro giorni si tornerà a giocare in campionato e il match è di quelli importanti, quelli da non sbagliare. La Lazio farà visita all’Inter per alimentare un altro sogno. Campionato e coppe. La Lazio sogna e nel frattempo inizia a trasformare l’illusorio in realtà.
DIFESA ORDINATA – Primo tempo dominato, secondo di gestione. Nella prima frazione il risultato poteva assumere dimensioni più ampie, ma la Lazio non è riuscita a capitalizzare le tante occasioni. La squadra non vive un momento di grande brillantezza fisica e nella ripresa c’è stata una gestione intelligente del vantaggio. I biancocelesti hanno provato a chiudere il match nei primi minuti, ma dopo non essere riusciti a raddoppiare, la squadra su ordine del mister ha arretrato il proprio raggio d’azione. Il baricentro è stato abbassato e le linee di centrocampo e difesa si sono avvicinate notevolmente, proprio come accadeva spesso lo scorso anno. La Fiorentina aveva il pallino del gioco in mano, ma non riusciva mai a trovare sbocchi, complice la grande densità della Lazio, strettissima tra i reparti. Non trema mai la difesa, l’unica grande occasione per i viola è nata da un tiro insidioso di Chiesa, ben disinnescato da Strakosha. Per il resto solo molto possesso sterile per gli ospiti, fermati sempre da una grande fase difensiva biancoleste, in netta crescita dopo la trasferta di Bergamo. Due partite con la porta inviolata, in cui si sono alternati 4 difensori. Non era un problema di uomini, ma di atteggiamento complessivo; della difesa, del centrocampo, ma anche dell’attacco. Infatti le due punte sono sempre chiamate a ripiegare dietro la linea del pallone, così da avvicinarsi ai centrocampisti. Una squadra racchiusa in 20 metri, in grado di sapersi difendere in maniera molta ordinata. Nelle partite ad eliminazione diretta la solidità difensiva è fondamentale e la Lazio pare averla ritrovata. Quando c’è da attendere l’avversario e giocare con razionalità, i biancocelesti sono secondi a pochi. Non a caso è stata conquistata la seconda semifinale in due anni, senza considerare l’Europa League, in cui sicuramente arriveranno grandi soddisfazioni. La Lazio ‘formato coppa’ vuole continuare a stupire, magari tornando ad aprire la bacheca di Formello.
ASSO DI COPPE – E’ 26, ci sono le feste e la tradizione impone il gioco delle carte. Non si esime la Lazio che cala l’asso di ‘Coppe’. Un asso particolare, venuto dalla Bosnia, ma diventato un romano acquisito. Terzo gol pesante in Coppa Italia, dopo quello in finale contro la Roma e in semifinale, proprio con Pioli in panchina, contro il Napoli. Senad Lulic firma la sua seconda rete consecutiva e conferma il suo ottimo momento di forma. Inizia da esterno, poi passa al centro e sfiora anche la doppietta. Migliore in campo ieri, così come sabato. Questa competizione lo esalta sempre da quel 26 maggio del 2013 passato alla storia. Quella è la sua unica vittoria, ma non la baratterebbe con altre dieci. Tre finali giocate, due perse contro la Juventus e una vinta contro la Roma. Questo lo score di Senad, che in estate ha alzato al cielo di Roma la Supercoppa Italiana. Spera di ripetersi a maggio, festeggiando un altro trofeo al suo primo anno da capitano. Nei mesi scorsi non ha passato dei periodi esaltanti e dopo quella sostituzione polemica a Bologna, la sua titolarità è stata messa in discussione molte volte. Lulic ha chiesto scusa ai compagni e alla società, si è messo a lavorare ancora più sodo e adesso i risultati si vedono. Entra a gara in corso o parte dall’inizio; Inzaghi non rinuncia a lui nemmeno nelle gare meno importanti. C’è chi lo chiama senatore, chi ‘talismano’, o chi lo etichetta più romanticamente come uomo della storia. Sicuramente da ieri ha confermato ancora una volta di essere un asso…… di Coppe, grazie al quale la Lazio è riuscita di nuovo a fare scopa.