Editoriale
Superiorità, onore, stile: l’ennesima vittoria della Curva Nord
L’analisi del derby della Capitale tra Lazio e Roma, terminato con il risultato di 0-0 e stravinto ancora una volta dai tifosi biancocelesti sugli spalti
Le ossa erano ancora rotte, Salisburgo era ancora nella mente. Quattro gol presi che volevano dire eliminazione. Simone Inzaghi prima di scendere in campo ha detto due semplici parole ai suoi ragazzi: «SIATE UOMINI!». Messaggio recepito e messo in atto. Poche emozioni e qualche brivido. Più che il risultato serviva ritrovare la testa, la concentrazione, la LAZIO! Quella che c’era sempre stata da agosto. Qualche alto e basso ne hanno condizionato il cammino, ma rialzarsi era ancora più bello, come lo è stato anche adesso. Pareggio sofferto, sporco, difeso. Era importante non perdere, non dare vantaggi a loro, rimanere più vicini possibile se non fosse stato possibile sorpassarli. Ora con una partita a settimana e con un solo e importante obiettivo da centrare, tutte le energie saranno rivolte al campionato. Sei partite da non sbagliare sognando quella Champions League inseguita da 10 anni.
ATTENZIONE – Finire una gara senza subire gol per la Lazio dell’ultimo periodo è un evento. Farlo in uno scontro diretto poi, diventa anche una piacevole notizia. I ragazzi di Inzaghi hanno messo in campo la solita grinta, andando sempre a pressare alto sugli avversari sin dalle prime battute. Nonostante la stanchezza accumulata in coppa, i biancocelesti non si sono snaturati ed hanno sempre cercato di fare la partita, riuscendo ad avere fino all’espulsione, il pallino del gioco in mano. Le energie erano poche, basta vedere in che condizione sono scesi in campo Lulic e Radu, senza considerare Immobile, oramai stacanovista. La Roma escluso il palo di Bruno Peres, non si era mai resa pericolosa dalle parti di Strakosha, con la Lazio che prima di rimanere in 10 era riuscita a prendere il sopravvento creando molte occasioni potenziali. Inzaghi ha preferito l’imprevedibilità e gli strappi di Felipe Anderson all’estro e le geometrie di Luis Alberto, invertendo l’ordine di partenza nella staffetta tra i partner di Immobile. Probabilmente il brasiliano è stato tolto nel suo momento migliore, ma i biancocelesti non riuscivano più a gestire il pallone nella trequarti offensiva e la squadra non riusciva più a supportare le serpentine di Felipe Anderson. I reparti tendevano ad allungarsi sempre più e serviva uno bravo ad unirli e a fare da raccordo, quindi proprio lo spagnolo. Attenta la prova di Luiz Felipe e de Vrij, dominanti su Schick e Dzeko, molto più distratto Radu che commette due falli sciocchi e che potevano costare caro. Si è rivisto ieri anche il vero Marusic, tornato dominante sulla sua fascia di competenza. Ha sfiorato un gol che lo avrebbe spedito di diritto nell’olimpo dei calciatori laziali rimasti nella storia. L’incidenza del montenegrino in questa squadra è molto sottovalutata. La sua importanza la si percepisce più quando non c’è che quando c’è. Tanti sono i buoni segnali arrivati dal derby, ma ora bisognerà dare continuità per vincere questo mini-campionato a tre che ci porteremo fino all’ultima giornata.
SPETTACOLO – E poi boh. Rimani senza parole in quell’istante lì già vissuto. Poi ti fermi a pensare e ricordi che non molto tempo fa ti era accaduta la stessa cosa. Stai un pò in silenzio riparti e qualcosa da dire la trovi. Vincere contro i campioni d’Europa per una squadra uscita in malo modo dall’Europa League, non era affatto semplice. Sugli spalti invece….mi meraviglio di chi ancora si meraviglia. No, non c’è nessun refuso. E’ proprio così che va espresso questo concetto, rimbombante, palese e nemmeno troppo fiero, vedendo l’ennesimo spettacolo indecoroso accaduto a qualche centinaio di metri. Pensare soltanto di mettere a paragone due stili, due modi di essere, di pensare, di vivere, di tifare, è quanto di più umiliante ci sia per chi da 118 anni, sbatte IN FACCIA ai più sfortunati vicini, verità e non solo… New York, Bruxelles, Londra, Sofia, Singapore: questi sono solo alcuni dei luoghi da cui nella giornata di ieri, lavoratori di tutti i giorni e semplici tifosi, sono partiti lasciando le loro famiglie per prendere parte ad un qualcosa di unico, che solo chi prova può capire. Non è moda, è fierezza. E’ il petto che si gonfia quando ti arrivano messaggi di complimenti da sconosciuti solo perchè sei della LAZIO. Non avremo tanti scudetti, non avremo tante coppe, ma quando persone a te estranee si fermano e ti immortalano in una loro foto, soltanto perchè sei tifoso della LAZIO e perchè rappresenti uno spettacolo da custodire in eterno, capisci di essere un vip pur essendo la persona più normale del mondo. Al nostro cospetto c’è chi festeggia i compleanni due volte l’anno, chi ai fatti preferisce le parole. Chi fa lo spelling delle frasi sotto le nostre coreografie perchè non riesce a capirne il significato. La SUPERIORITÀ non fa notizia, l’ONORE ci rende fieri, lo STILE ci ha sempre distinto. Siamo uno spettacolo che i bambini vogliono vivere in prima persona per emozionarsi insieme ai loro papà. E non chiamateci infantili se ragioniamo con il cuore e stiamo male per qualcosa di apparentemente poco serio. Chiamateci come meritiamo di essere chiamati: Innamorati, folli, diversi, passionali…LAZIALI!
…Quelli che IN FACCIA sbattono le verità e non solo…