Editoriale
L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Quando Lazio è sinonimo di incompiutezza
L’analisi della partita tra Lazio e Sampdoria, terminata con il punteggio di 2-2, dopo un finale ai confini della realtà
«Ho perso le parole, eppure ce le avevo qua un attimo fa». Così Luciano Ligabue potrebbe parafrasare gli ultimi minuti da film horror di Lazio-Sampdoria. Proprio le parole, anche quelle sembrano esser superflue. Difficile metterle al proprio posto e comporre una frase di senso compiuto e logico, anche perché di logico in quel 99’ non c’è nulla. La Roma subisce il pareggio in pieno recupero, la Lazio invece passa in vantaggio. Tutto troppo bello, ma è in quel momento che la lazialità interiore di ognuno di noi, esce allo scoperto e mette i brividi. Qualcosa doveva andare storto. Sembrava un romanzo, ma con la Lazio il lieto fine non è mai scontato. Mai una volta che si riesca ad approfittare di un passo falso altrui. Mai che si riesca ad avvicinare qualcuna che precede. Il ritiro non ha cambiato niente. I calciatori restano quelli, la mentalità resta quella, i risultati restano quelli. E questa forse è la peggiore delle notizie, perché la squadra c’ha provato con tutte le proprie forze, ma non ci è riuscita. Segno evidente di qualche limite strutturale, mentale e soprattutto tecnico. Ad un vantaggio arrivato al 96’ in casa, non può mai susseguirsi un pareggio al 99’. MAI! Cosa aspettarsi adesso? E’ bene che i tifosi della Lazio inizino a mettersi l’anima in pace, questa stagione sembra essere l’ennesima piena di alti e bassi, con un piazzamento che permetterà ai biancocelesti, al massimo di qualificarsi per la prossima Europa League.
PROBLEMI – A voler esser cattivi, o forse obiettivi, il risultato emerso dalla gara di ieri sera sarebbe Curva Nord 2- Sampdoria 2. Non fa più notizia il forte incitamento del cuore pulsante del tifo laziale, che si è lasciato andare a contestazioni solo al triplice fischio. Poche volte però si è sentito uno stadio così ‘avvelenato’. I due palloni di Acerbi e Immobile, scaraventati alle spalle di Audero, è come se fossero stati colpiti da tutti i tifosi. La squadra ha messo in campo tutto ciò che aveva, ma qualsiasi reazione era priva di lucidità e piena di rabbia e orgoglio. Tanta frenesia e poca capacità di gestire le emozioni. Come nel momento del gol, in cui Immobile si fa male per esultare. O nell’azione seguente, quando si consuma l’incubo. Difficile dare un senso a tutto. Soprattutto per tecnico e calciatori. Il 2-1 nel modo in cui è arrivato, sembrava essere il risultato migliore per un’inversione di rotta definitiva. Invece quel gol ha spezzato le gambe alla Lazio e quasi sicuramente alla stagione. La squadra di Inzaghi ha dimostrato di essere troppo umorale e poco forte caratterialmente. Dopo Salisburgo e Inter, questo potrebbe essere il colpo fatale che metterà fine a qualsiasi grande ambizione.
MODULO E CALCIATORI – Sbagliato parlare di singoli quando si prendono due gol a difesa schierata e si attacca tutta la partita, ma le rimonte arrivate sempre dopo un cambio di modulo, non sono più un caso. L’ingresso in campo di Luis Alberto per un difensore è stato troppo tardivo. Quagliarella era da solo e la Lazio ogni volta, sprecava 3 difensori per marcarlo. Con l’ingresso dello spagnolo il baricentro si è alzato ancor di più e i biancocelesti sono riusciti a colpire. Inutile parlare poi di Milinkovic-Savic, tanto irritante quanto superficiale. Avrebbe sulla testa la palla del 2-1, spedita puntualmente fuori per eccesso di sicurezza. Il serbo non riesce a risultare concreto neanche quando la sua prestazione fatica ad arrivare al 5 e la partita è stata preceduta da una settimana di ritiro. Un calciatore così in una squadra, che necessità come l’ossigeno di personalità, serve a poco se non a nulla. Quella personalità che attraverso dei segnali potrebbe provare a dare l’allenatore, magari relegando in panchina il miglior interprete della passata stagione, diventato da cinque mesi niente di più di un fantasma. Dal 96’ al 99’. In tre fatali minuti potrebbe esser stata cestinata un’annata calcistica. Quella della Lazio. La fragilità mostrata nei mesi scorsi dai biancocelesti non lascia speranzosi per il futuro. La Sampdoria, potrebbe aver dato la sterzata definitiva, ad un ciclo chiusosi ancor prima di cominciare.