Editoriale
L’ANALISI DEL GIORNO DOPO – Arbitri, Var e occasioni mancate: Lazio, il copione è sempre lo stesso
L’analisi di Spal-Lazio terminata 1-0 con un rigore abbastanza dubbio realizzato da Petagna nei minuti finali
Un passo avanti e tre indietro. L’altalena della Lazio non sembra volersi fermare. Una vittoria entusiasmante è seguita sempre da un risultato negativo; dopo il derby è arrivato il pareggio di Firenze, ieri la sconfitta a Ferrara. La continuità resta sempre una caratteristica sconosciuta alla squadra di Inzaghi, già protagonista di molte battute d’arresto in questa stagione. Oltre al danno, non poteva non esserci la solita beffa. Un rigore concesso dopo l’ammissione del calciatore finito a terra che prega l’arbitro di non ammonirlo per simulazione. Un unicum tutto a stampo laziale, come del resto i gol subiti di mano nell’epoca del Var e i rigori a favore trasformati in espulsione a sfavore. La Lazio non si aiuta e come il solito non viene aiutata, ma affossata. La sconfitta di Ferrara quasi vanifica il grande sforzo di Milano. L’unica buona notizia arriva dalle rivali che sembrano aspettare, anche se i biancocelesti perdendo sono riusciti comunque a perdere terreno. Un punto perso nei confronti di Roma e Milan, mentre l’Inter ha ripreso il vantaggio che aveva prima dello scontro diretto. In attesa dell’Atalanta, la classifica è la notizia più positiva di questo turno. Nessuna di quel gruppetto Champions è irresistibile e la Lazio per non essere da meno, è tornata a lasciare punti importanti per strada.
ZERO SPAZI – La Lazio va in difficoltà con le squadre chiuse e la Spal in questo è maestra. Gli uomini di Semplici si difendevano tutti e 11 dietro la linea del pallone formando 3 linee strette tra loro, che era quasi impossibile spezzare. Nel primo tempo ci ha provato spesso Correa, con la partecipazione di Luis Alberto e ogni tanto di Immobile che si abbassava molto, ma gli spazi erano comunque tutti intasati. Inzaghi sapeva che partita avrebbe affrontato la Spal, per questo ha deciso di optare per Patric, la chiave perfetta fino a questo momento per rompere le difese avversarie. Lo spagnolo era il regista difensivo come con la Fiorentina e il Parma, lo sapeva la Spal che lascia impostare Bastos, quello dei tre difensori più in difficoltà giocando a sinistra pur essendo destro. Ogni qualvolta Patric riusciva a trovare spazio riusciva a fraseggiare con i centrocampisti e ogni tanto partiva in sovrapposizione per creare superiorità numerica. Ora l’ex Barcellona è sotto il mirino della critica per un rigore a dir poco dubbio provocato, ma nel chiaroscuro più totale della Lazio di Ferrara, era stato sicuramente uno dei più positivi. Al contrario degli uomini offensivi, mai incisivi. Immobile ha avuto sui piedi l’occasione per aprire il match, ma l’ha sprecata, Correa non sembra ne meno ne più di Felipe Anderson, un grande talento in grado di accendersi saltuariamente e di spegnersi con troppa facilità. Quando non gira Luis Alberto la Lazio fa fatica e ieri Semplici ha fatto in modo di farlo giocare sempre sotto pressione: aveva sempre almeno due uomini davanti ed era sempre costretto a scaricare la palla indietro. Così facendo la fonte di gioco più preziosa della manovra biancoceleste è stata arginata; considerando la vena realizzativa di Immobile e la prestazione opaca di Correa e Milinkovic, vien da sè che la partita abbia preso una piega simile.
CAMBIAMENTO – L’infrasettimanale cancella un weekend bellissimo, togliendo punti e certezze alla Lazio, che ora non ha più margine d’errore. La strada che porta alla 38esima giornata è lunga e tortuosa, ma altri passi falsi di questo tipo, potrebbero complicare di molto la corsa Champions dei biancocelesti. Continuando a paragonare la Lazio attuale a quella dello scorso anno, si fa soltanto del male alla squadra. I calciatori sono gli stessi, ma l’impostazione tattica è cambiata. La scorsa stagione Inzaghi voleva un gioco più divertente, che comprendesse sempre fare un gol in più dell’avversario. Ora invece la squadra poggia su criteri opposti: prenderne di meno pure a costo di segnarne meno. In Italia tra attacchi stellari e difese solide hanno sempre avuto la meglio quest’ultime, speriamo che la Lazio non faccia eccezione. Con più solidità, più fatica, meno spettacolarità e meno divertimento Inzaghi e i suoi ragazzi sono sempre lassù a lottare per un posto in Champions. Peccato per il mister, i suoi tre anni da tecnico della prima squadra avrebbero meritato una celebrazione migliore, ma ancora mancano due obiettivi da centrare. Per festeggiare c’è tempo e dopo le delusioni dell’anno scorso, questa squadra merita di ritrovarsi a maggio con il sorriso sulle labbra tra i festeggiamenti del proprio popolo. E poi a confortare c’è quella data scalfita in maniera indelebile nella storia della Lazio. Il campionato finirà il 26 maggio, basta questo per guardare il bicchiere mezzo pieno.