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AURONZO – La Lazio si aggiudica il primo trofeo della stagione contro la Spal, ma che fatica!
AURONZO – Quattro su quattro! La Lazio sconfigge ai rigori anche la Spal, conquista il primo trofeo « Le tre Cime di Lavaredo» e fa così il pieno di vittorie prima di ritornare a Roma e salutare definitivamente (almeno per questa stagione), Auronzo di Cadore. Ma che fatica! Non è stato un impegno facile,come del resto era preventivabile visto che l’avversario era di tutt’altro spessore rispetto a quelli affrontati precedentemente. La Spal, appena neopromossa in serie B, si appresta a recitare un ruolo sicuramente non da comprimaria nel prossimo campionato e dunque il tecnico biancoceleste, a fine gara, ha potuto trarre un bilancio più veritiero dei progressi registratisi sin qui dall’inizio del ritiro. Il bilancio è il seguente: buone risposte dall’attacco dove sono sicuramente migliorati alcuni meccanismi d’attacco (bene Djordjevic e in miglioramento Kishna),dal centrocampo (conferme si sono avute soprattutto da Cataldi e Onazi) e dalla corsia di destra dove Patric si è rivelato essere una delle piacevoli sorprese di questo ritiro, cattive ancora quelle ricevute dalla difesa che commette una leggerezza molto simile a quella che portò la volta scorsa il Padova a raggiungere il momentaneo pari. Ci sarà insomma ancora molto da lavorare nelle prossime settimane ma occorrerà intervenire al più presto sul mercato perché urge rinforzare al più presto il pacchetto difensivo.
PRIMO TEMPO- La Lazio si presenta sul rettangolo verde con il consueto 4-3-3. Davanti a Berisha, da destra a sinistra, Patric, De Vrij, Hoedt e Radu.,cerniera di centrocampo composta da Milinkovic-Savic sul centro-destra, Murgia al centro e Lulic sul centro-sinistra; inedito tridente d’attacco con Kishna e Oikonomidis sulle ali, Djordjevic boa centrale. La Spal si schiera invece con un 3-5-2. Branduani a difesa dei pali; Gasparetto, Giani e Figliomeni in difesa; il corposo centrocampo è composto da Mora e Lazzari sulle fasce, Arini, Castagnetti e Misuraca a fungere da barriera frangiflutti;coppia d’attacco composta da Finotto e Antenucci, quest’ultimo di ritorno dalla recente esperienza in Inghilterra con il Leeds di Cellino. Nella prima fase di gioco, le due squadre si studiano vicendevolmente; che l’avversario sia più ostico di quelli affrontati precedentemente, lo si intuisce sin dai primi spezzoni di gara, caratterizzati da tanto tatticismo e agonismo. Tuttavia è la Lazio a mostrarsi più intraprendente e si rende subito pericolosa con uno spunto di Lulic che va via sulla sinistra e mette al centro dove per un pelo la palla non arriva a Djordjevic per un comodo tap-in. Nei primi venti minuti, sono i biancocelesti ad avere le occasioni migliori per passare in vantaggio, sfruttando soprattutto la corsia di destra dove sia Patric che Kishna, ben supportati da Milinkovic, creano le maggiori insidie al solido reparto arretrato ferrarese. E’ proprio da un cross dell’ex terzino del Barcellona che al 13’ Djordjevic stacca imperiosamente sovrastando Gasparotto ma il suo colpo di testa scheggia la traversa. Passano appena pochi minuti e stavolta il serbo (buona nel complesso la sua prova), serve una invitante sponda per Oikonomidis il quale però si lascia ipnotizzare da un bravo Branduani. La squadra guidata da mister Semplici, prova dal canto suo a reagire ed ad uscire dalla propria metà campo ma al 23’ il tiro scoccato dalla distanza da Castagnetti si spegne sul fondo. Neanche il tempo di rifiatare e al 24’, è protagonista ancora Djordjevic sui cui piedi capita la più ghiotta occasione del primo tempo. Bravo l’ex centravanti del Nantes a liberarsi di un difensore con un bel movimento e a saltare l’estremo difensore avversario ma proprio nel momento in cui la palla sta per carambolare lentamente nel sacco, irrompe provvidenzialmente Figliomeni che salva i suoi dalla capitolazione. La partita, complice forse la stanchezza, comincia ad incattivirsi; i falli, soprattutto a centrocampo, aumentano sia da una parte e dall’altra e si entra così in una fase di stanca interrotta soltanto dall’unico acuto degno di nota della formazione in maglia verde con Mora che al 25’ mette in mezzo un cross insidioso che viene però pulito dalla propria area di rigore da un attento Hoedt. La prima frazione scivola così lentamente verso la fine senza più nulla da registrare sul taccuino.
SECONDO TEMPO – Inevitabile girandola di cambi per provare nuove soluzioni tattiche e testare i progressi di tutti i calciatori della rosa. La Lazio si ripresenta in campo con una formazione cambiata per 4/11. In porta, al posto di Berisha c’e’ Vargic; in difesa, il promettente Germoni prende il posto di Radu mentre Mauricio quello di De Vrij; la linea mediana resta immutata; in attacco esce soltanto Kishna per Lombardi. Gli avversari invece, sostituiscono solo Figliomeni con Posocco. Passano però pochi minuti ed il tecnico biancoceleste rivoluziona anche il centrocampo. Dentro in un solo colpo Onazi, Cataldi e Morrison per Murgia, Milinkovic-Savic e Oikonomidis. Cataldi prende in mano la regia della squadra, supportato dai polmoni di Onazi e dalla qualità di Morrison ed il duttile Lulic scala dunque in attacco. La rivoluzione da i frutti sperati ed è proprio dalla corsia di destra, quella maggiormente in palla quest’oggi, che i capitolini costruiscono il goal del vantaggio. Corre il minuto 58’, quando Lombardi scambia velocemente il pallone con Onazi, cross di quest’ultimo al centro per Djordjevic che irrompe in area e buca Branduani sotto la traversa, rompendo così l’incantesimo del primo tempo. Il gioco si fa duro? Allora Inzaghi disegna in tutta risposta una nuova linea mediana che fa circolare la palla più velocemente grazie alla tecnica di Cataldi e Morrison e al dinamismo di un Onazi in ottima forma. Una mossa che mette in difficoltà un centrocampo avversario che appare invece più abile a fare legna che ad inciderla. Semplici decide dunque di correre ai ripari al fine di pervenire ad un pareggio che significherebbe giocarsi ai rigori il primo mini-trofeo della stagione. Dentro Beghetto per Mora, Misuraca per Zigoni e Spighi per Finotto. Intanto, esce anche un esausto Djordjevic per Palombi. La reazione della Spal è coraggiosa ma alquanto improduttiva; gli emiliani alzano il proprio baricentro riversandosi confusionariamente nella metà campo biancoceleste, allungando inevitabilmente i reparti ed esponendosi così a pericolosi contropiedi ma né Morrison né Palombi su palloni recuperate rispettivamente da Onazi e Lombardi, riescono ad approfittarne. Anche l’unico superstite del primo tempo, Lulic, abbandona il campo ma perché costretto. Un leggero affaticamento, obbliga Inzaghi a rispedire dentro Oikonomids. Sembrava l’ultima notizia degna di nota del match ma proprio mentre la partita, seppur continuamente inframezzata da falli e caratterizzata da un gioco inusualmente duro per questo periodo della stagione, si avvia lentamente verso la fine, subisce di colpo un improvviso scossone. All’87’, un cross di Lazzari dalla destra, trova una difesa disattenta che consente al neo-entrato Grassi (non un gigante per intenderci) di staccare indisturbato e battere Vargic per la rete del pari. Si va dunque ai rigori. Per la Lazio, sbaglia soltanto Onazi mentre Cataldi, Oikonomidis, Morrison e Hoedt vanno a bersaglio. Gli emiliani invece commettono un errore in più (Posacco e Zigoni) che risulta fatale per l’assegnazione del trofeo.
Termina dunque una partita maschia e spigolosa che seppur giocata su ritmi non elevatissimi, è sembrata essere molto vicina ad un vero e proprio impegno ufficiale. Nonostante la vittoria, si ritorna a Roma con poche certezze e tanti dubbi e soprattutto con la consapevolezza che la strada per ritrovare la forma migliore sarà ancora molto lunga. Bene quest’ oggi Djordjevic, Patric, Onazi e Cataldi, maluccio invece il pacchetto arretrato, ancora una volta più distratto del previsto.