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Avv. Mignogna: «Lo scudetto del 1915 ansima nel petto dei laziali»
L’avvocato Mignogna, difensore della Lazio e dello scudetto del 1915, ha parlato proprio di quello storico tricolore mai assegnato
Mignogna, avvocato di fede biancoceleste, ha parlato dello scudetto del 1915 su Lazio Story.
«In molti così si sono convinti che la Figc non abbia la forza, la libertà e il coraggio di decidere, ovvero di saper applicare i valori della legalità, dell’equità e dell’uguaglianza. In tanti hanno cominciato a pensare, altresì, che esistano forze sistemiche che si frappongono con tutte le loro energie tra la Lazio e quel che sarebbe il Primo Scudetto della Capitale. Un numero sempre più crescente di persone, infine, è giunto alla conclusione che la Legge sarà pure uguale per tutti, ma che, come sottinteso da quel buontempone, la Lazio ed i laziali siano un po’ meno “uguali” rispetto a tutti gli altri.
Il delicato tema dell’Uguaglianza è stato sagacemente affrontato dal poeta romanesco Carlo Alberto Sallusti, in arte Trilussa e laziale in pectore, con una memorabile metafora allegorica i cui protagonisti sono proprio l’Aquila, simbolo del cielo e dell’elevatezza spirituale, e un Gallo, confinato per natura tra le basse beghe del suo cortile.
Nelle parole dell’omonimo componimento, il poeta ci tramanda che: “Fissato ne l’idea de l’uguajanza, un Gallo scrisse all’Aquila: … bisogna che abbolimo ‘sta distanza … sarebbe più commodo e più bello de vive ner medesimo livello”. La risposta dell’Aquila però fu perentoria, nobile e indefessa: “Caro mio, accetto volentieri la proposta… So’ disposta: ma nun pretenne che m’abbassi io“.
Chissà perché lo Scudetto 1915 “non spalanca l’ale“, verso un ex aequo che sappia d’uguale. Chissà cos’è che lo spinge in basso, in un bieco cortile in cui non fa un passo. Forse la tracotanza del Gallo dei Galli, silente nei suoi piedistalli, che ferisce l’uguaglianza e carezza la conservanza. O forse l’essenza del Gallo Cedrone, avvolto nella sua ambizione, che dispensa l’eloquenza e smarrisce la facenza.
Ora basta un soffio, e passa presto un altro anno. Non c’è più dubbio, ci vuole “uguajanza” per sto brutto inganno. Lo Scudetto bisogna che “spalanca l’ale“, perché ansima forte nel petto del popolo laziale. Basta con la fuffa, e uso proprio il versetto di Trilussa: “Se nun t’abbasta l’anima de fallo, io seguito a fa’ l’Aquila e tu er Gallo…».